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National audience ; Paris est une fête di Sylvain George è un'opera audiovisiva in cui sottraendo, se si vuole, il termine agli studi foucaultiani, la rivolta è disciplina giornaliera che spinge a reinterpretare le istanze dei più affamati ricordi, infinito ripetitore ed acceleratore di sommosse interrotte e di battaglie perdute (la rievocazione continua, benché stilizzata, dell'esperienza della comune di Parigi, come pure del vincente movimento contro il CPE, dell'emigrazione per mare del giovane Camara, e infine di chi non c'è più, vittima del terrore poliziesco, quando la camera di Sylvain George rende visita alla stele commemorativa di Zyed e Bouna, adolescenti morti a Clichy-sous-Bois nell'ottobre del 2005). La memoria in lotta della città di Parigi si esprime nelle testimonianze della vita delle popolazioni e in quelle delle vite singolari, nelle lunghe durate e negli istanti di riappropriazione (ed aiuta anche il buon montaggio del suono, curato da Ivan Gariel, come pure la raffinata presenza musicale dei Godspeed You! Black Emperor, maestri dell'uso della lunga durata in quel che ancora chiamiamo post rock). Delle lunghe maree e delle veloci tappe che scandiscono questa balade audiovisiva e notturna non sapremmo coglierne l'inizio o la fine, o prevederne la durata. Si tratta, piuttosto, di motivi tutti intrecciabili di un unico, politico, film de ville, che a detta dell'autore è anche un omaggio moderno a quelle sinfonie d'antica pellicola (Elie Lotar, Alberto Cavalcanti e Paul Strand in particolare, ma anche agli esperimenti di Marey, o al Jean Vigo di A proposito di Nizza).

National audience ; Paris est une fête di Sylvain George è un'opera audiovisiva in cui sottraendo, se si vuole, il termine agli studi foucaultiani, la rivolta è disciplina giornaliera che spinge a reinterpretare le istanze dei più affamati ricordi, infinito ripetitore ed acceleratore di sommosse interrotte e di battaglie perdute (la rievocazione continua, benché stilizzata, dell'esperienza della comune di Parigi, come pure del vincente movimento contro il CPE, dell'emigrazione per mare del giovane Camara, e infine di chi non c'è più, vittima del terrore poliziesco, quando la camera di Sylvain George rende visita alla stele commemorativa di Zyed e Bouna, adolescenti morti a Clichy-sous-Bois nell'ottobre del 2005). La memoria in lotta della città di Parigi si esprime nelle testimonianze della vita delle popolazioni e in quelle delle vite singolari, nelle lunghe durate e negli istanti di riappropriazione (ed aiuta anche il buon montaggio del suono, curato da Ivan Gariel, come pure la raffinata presenza musicale dei Godspeed You! Black Emperor, maestri dell'uso della lunga durata in quel che ancora chiamiamo post rock). Delle lunghe maree e delle veloci tappe che scandiscono questa balade audiovisiva e notturna non sapremmo coglierne l'inizio o la fine, o prevederne la durata. Si tratta, piuttosto, di motivi tutti intrecciabili di un unico, politico, film de ville, che a detta dell'autore è anche un omaggio moderno a quelle sinfonie d'antica pellicola (Elie Lotar, Alberto Cavalcanti e Paul Strand in particolare, ma anche agli esperimenti di Marey, o al Jean Vigo di A proposito di Nizza).

C'est la fin des années Soixante et Lewis Baltz commence à prendre des photos à partir d'une évidence générale et pourtant bien spécifique : le paysage qui l'entoure, ces bourgades du Sud de la Californie égarées parmi les oranges et le désert, qui devenaient après la deuxième guerre mondiale une région de plus de 4 millions d'habitants, la plus exposée à un changement massif, « affreux et en même temps intriguant ». De cette transformation du paysage excessivement rapide, radicale et pourtant ordinaire, d'un monde qui n'était pas caché mais qui pourtant restait hors de la scène (« off the scene »), comme une obscénité ignorée et en même temps manifeste, il fallait produire « une image précise », avec un art presque « machinique, sans fioritures ».

C'est la fin des années Soixante et Lewis Baltz commence à prendre des photos à partir d'une évidence générale et pourtant bien spécifique : le paysage qui l'entoure, ces bourgades du Sud de la Californie égarées parmi les oranges et le désert, qui devenaient après la deuxième guerre mondiale une région de plus de 4 millions d'habitants, la plus exposée à un changement massif, « affreux et en même temps intriguant ». De cette transformation du paysage excessivement rapide, radicale et pourtant ordinaire, d'un monde qui n'était pas caché mais qui pourtant restait hors de la scène (« off the scene »), comme une obscénité ignorée et en même temps manifeste, il fallait produire « une image précise », avec un art presque « machinique, sans fioritures ».

International audience ; Pubblicato nel luglio del 2013, il numero 4 della rivista italiana di antispecismo Animal Studies si proponeva di avvicinare "gli animali di Foucault". È passato più di un anno ma vale ancora la pena scriverne. Le questioni sono forse più attuali, il dibattito sull'antispecismo si fa ancora più aperto.Esistono, gli animali "di Foucault"?È certo: la questione non fu presa mai di petto dal filosofo francese. Eppure quei "luoghi in cui compaiono gli animali", proprio come tanti altri temi latenti o problematiche non dichiarate, come tanti attrezzi ancora non identificati, poiché sepolti o incastrati nei profondi cassetti e polverosi cunicoli della sua fantomatica boite à outils, han messo radici nuove nei più disparati terreni del pensiero contemporaneo. I luoghi di riflessione sull'animalità, i densi paragrafi della sua "storia del rapporto fra l'umano e l'animale dal Medioevo alla modernità" permettono, come dimostra l'esperimento dalla rivista, di pensare ancora e meglio i diritti degli animali, i saperi biomedici e il biocapitale, l'assoggettamento dei corpi non solo umani, e in primo luogo la distinzione stessa tra animali umani ed "animali non umani", l'intoccabilità tra i due regniche decide sempre e di nuovo i limiti delle infinite relazioni possibili tra l'animale e l'animale-uomo. Perché non è sempre "dal bordo oscuro del Cogito", dal nostro non-essere animali che si definisce il soggetto, e le categorie che vogliamo siano i cardini dell'umano per poterci pensare meglio, e migliori?[1]

published in July 2013, the Italian journal of antispecism Animal Studies, number 4, aimed to bring 'the animals of Foucault' closer together. More than a year has passed, but it is still worth writing. The issues are perhaps more topical, the debate on anti-spectaism is even more open. Are there, "Foucault" animals? Are you sure: the issue was never taken by the French philosopher. Yet those 'places where animals appear', just like many other latent issues or undeclared problems, such as many tools that have not yet been identified, as they are buried or embedded in the deep drawers and dusts of his fantomatic boite'outils, have created new roots in the very diverse soil of contemporary thought. The places of reflection on animality, the dense paragraphs of its 'history of the relationship between humans and animals from the Middle Ages to modernity' allow. as demonstrated by the magazine's experiment to think even better about the rights of animals, biomedical knowledge and biocapital, the subjection of non-human bodies, and first and foremost the distinction between human animals and 'non-human animals', the untouchability between the two remarkers always and again decides on the limits of the infinite possible relationships between the animal and the animal-human. Why is it not always 'from the dark edge of the Cogito', our non-animals that define the subject, and the categories we want to be the foundations of humans to think better, and better? [1] ; International audience ; published in July 2013, the Italian journal of antispecism Animal Studies, number 4, aimed to bring 'the animals of Foucault' closer together. More than a year has passed, but it is still worth writing. The issues are perhaps more topical, the debate on anti-spectaism is even more open. Are there, "Foucault" animals? Are you sure: the issue was never taken by the French philosopher. Yet those 'places where animals appear', just like many other latent issues or undeclared problems, such as many tools that have not yet been identified, ...

International audience ; Pubblicato nel luglio del 2013, il numero 4 della rivista italiana di antispecismo Animal Studies si proponeva di avvicinare "gli animali di Foucault". È passato più di un anno ma vale ancora la pena scriverne. Le questioni sono forse più attuali, il dibattito sull'antispecismo si fa ancora più aperto.Esistono, gli animali "di Foucault"?È certo: la questione non fu presa mai di petto dal filosofo francese. Eppure quei "luoghi in cui compaiono gli animali", proprio come tanti altri temi latenti o problematiche non dichiarate, come tanti attrezzi ancora non identificati, poiché sepolti o incastrati nei profondi cassetti e polverosi cunicoli della sua fantomatica boite à outils, han messo radici nuove nei più disparati terreni del pensiero contemporaneo. I luoghi di riflessione sull'animalità, i densi paragrafi della sua "storia del rapporto fra l'umano e l'animale dal Medioevo alla modernità" permettono, come dimostra l'esperimento dalla rivista, di pensare ancora e meglio i diritti degli animali, i saperi biomedici e il biocapitale, l'assoggettamento dei corpi non solo umani, e in primo luogo la distinzione stessa tra animali umani ed "animali non umani", l'intoccabilità tra i due regniche decide sempre e di nuovo i limiti delle infinite relazioni possibili tra l'animale e l'animale-uomo. Perché non è sempre "dal bordo oscuro del Cogito", dal nostro non-essere animali che si definisce il soggetto, e le categorie che vogliamo siano i cardini dell'umano per poterci pensare meglio, e migliori?[1]

International audience ; The operational concept of heterotopias, that Foucault applies to manyand disparate spaces, can be put to work in investigating other areas thatrequire, today, a careful reading. The article presents a number of snapshotsthat aim to open up new horizons of thought inspired from photography,landscape theory (Gilles Clément) as well as from eccentricprovocations of buildings (Matta-Clark). A lexicon of images presentsthe otherness of spaces that we would like to question (discarded factories,abandoned spaces, heterotopias of consumption, etc.), stimulatingour imagination and, at the same time, conveying a different poetics andpolitics of inhabiting. ; Le concept opératoire de hétérotopie pourrait être appliqué à l'interrogationdes nouveaux espaces autres qui nécessitent aujourd'hui une lectureattentive. L'article fournit des instantanés qui ouvrent des perspectivesinattendues à partir de la photographie, du paysagisme (Gilles Clément) etdes provocations excentriques de l'espace (Matta-Clark). Tout un lexiqued'images présente l'altérité des espaces que nous aimerions comprendre(les usines désaffectées, les espaces abandonnés, les hétérotopies de laconsommation, etc.), en stimulant notre imagination et, au même temps,en encourageant une nouvelle poétique et politique de l'habiter. ; Il concetto operativo di eterotopia, che Foucault applica a molti ed eterogeneiluoghi, può essere rimesso al lavoro per indagare quegli spazianomali che necessitano oggi un'attenta lettura. L'articolo fornisce alcuneistantanee per dischiudere nuovi orizzonti di pensiero provenienti dallafotografia, dal paesaggismo (Gilles Clément) o da eccentriche provocazioniarchitettoniche (Matta-Clark). Tutto un lessico d'immagini esponele ragioni degli spazi che vorremmo interrogare (le fabbriche dismesse, glispazi abbandonati, le eterotopie del consumo, etc.), stimolando la nostraimmaginazione e, allo stesso tempo, veicolando una diversa poetica e politicadell'abitare.

International audience ; The operational concept of heterotopias, that Foucault applies to manyand disparate spaces, can be put to work in investigating other areas thatrequire, today, a careful reading. The article presents a number of snapshotsthat aim to open up new horizons of thought inspired from photography,landscape theory (Gilles Clément) as well as from eccentricprovocations of buildings (Matta-Clark). A lexicon of images presentsthe otherness of spaces that we would like to question (discarded factories,abandoned spaces, heterotopias of consumption, etc.), stimulatingour imagination and, at the same time, conveying a different poetics andpolitics of inhabiting. ; Le concept opératoire de hétérotopie pourrait être appliqué à l'interrogationdes nouveaux espaces autres qui nécessitent aujourd'hui une lectureattentive. L'article fournit des instantanés qui ouvrent des perspectivesinattendues à partir de la photographie, du paysagisme (Gilles Clément) etdes provocations excentriques de l'espace (Matta-Clark). Tout un lexiqued'images présente l'altérité des espaces que nous aimerions comprendre(les usines désaffectées, les espaces abandonnés, les hétérotopies de laconsommation, etc.), en stimulant notre imagination et, au même temps,en encourageant une nouvelle poétique et politique de l'habiter. ; Il concetto operativo di eterotopia, che Foucault applica a molti ed eterogeneiluoghi, può essere rimesso al lavoro per indagare quegli spazianomali che necessitano oggi un'attenta lettura. L'articolo fornisce alcuneistantanee per dischiudere nuovi orizzonti di pensiero provenienti dallafotografia, dal paesaggismo (Gilles Clément) o da eccentriche provocazioniarchitettoniche (Matta-Clark). Tutto un lessico d'immagini esponele ragioni degli spazi che vorremmo interrogare (le fabbriche dismesse, glispazi abbandonati, le eterotopie del consumo, etc.), stimolando la nostraimmaginazione e, allo stesso tempo, veicolando una diversa poetica e politicadell'abitare.