L'articolo si propone di analizzare alcuni aspetti del movimento complottista QAnon, che spicca nella galassia alt-right statunitense per la sua capacità di assorbire ed enfatizzare numerose teorie cospirazioniste. In particolare, prendendo spunto dalla recente profezia (novembre 2021) sul ritorno di John F. Kennedy jr., questo contributo considera la rielaborazione degli elementi religiosi nella matrice di QAnon, come nuovo millenarismo, e la sua continuità con lo "stile paranoide" della politica americana già esaminato da Hofstadter.
Il volume raccoglie 15 saggi scritti tra il 2018 e il 2022 per la rivista Dialoghi Mediterranei. Indice: 1) Identità, confini ed etnie. La polarizzazione dell'immaginario etnico nel conflitto civile sud-sudanese; 2) Il reth è morto, evviva il reth. La detronizzazione del sovrano Shilluk nella guerra civile sud-sudanese; 3) New Kush, Puntland e il regno di Axum. Riferimenti mitici nella costruzione identitaria in Africa orientale; 4) Kandaka. Un'icona di ribellione nelle proteste popolari in Sudan; 5) Il profeta e il generale. Lo scontro tra eroi-fondatori nell'immaginario coloniale sudanese; 6) Quando cadono le statue. Memorie contestate e counter-heritage nelle proteste di Black Lives Matter; 7) Echi alla periferia del popolo: il ruolo dei confini nelle costruzioni identitarie; 8) Dall'egemonia all'ideologia: riflessioni su populismi europei e modelli democratici; 9) Produzione culturale e funzione degli intellettuali; 10) Tra il dubbio e la credenza. Appunti di antropologia sul negazionismo; 11) Profezie e folQlore. Il ritorno di Kennedy nella narrazione complottista di QAnon; 12) La misura del vento. Un dialogo mediterraneo partendo da Camus; 13) Dalla catastrofe dell'hybris al ritorno dell'indigeno. «Nulla è perduto, possiamo riprenderci tutto»; 14) Arcana imperii. Recensione a "Rivista di Antropologia Contemporanea"; 15) Distorsioni del potere. Sulla propaganda di guerra in Ucraina
La definizione di "fenomeno politico" nelle scienze sociali copre una casistica tanto vasta quanto eterogenea. Dalle istituzioni governative alle rivoluzioni, dalle Signorie medievali alle leadership etniche, ciascuno di questi fenomeni si offre all'analisi con caratteristiche uniche, inestricabilmente legate al contesto culturale e storico in cui si sviluppa. Tuttavia, ogni fenomeno politico si confronta pur sempre con il problema del potere, una tematica trasversale che possiamo articolare in tre questioni fondamentali: l'istituzione del potere, inteso come instaurazione di un ordine, la sua legittimazione, ovvero il suo riconoscimento come autorità, e la sua trasmissione, cioè un meccanismo sociale che ne permetta la continuità. Una possibile soluzione, piuttosto familiare agli antropologi, è la figura dell'eroe-fondatore (founding hero). Personaggio frequente nelle narrazioni storiche e mitologiche di diversi contesti culturali, l'eroe-fondatore ha il ruolo di instaurare un ordine politico ab origine, legittimando l'autorità presente che vi si rifà attraverso una catena di trasmissione riconosciuta, cioè come passaggio ininterrotto di potere nel tempo. In questo articolo ci occuperemo di due figure chiave dell'immaginario coloniale sudanese, due eroi-fondatori e antagonisti, le cui vicende influenzano ancora oggi il contesto sociale sudanese. L'evento centrale di questa narrazione, in cui storia e mito si intrecciano, è l'assedio di Khartoum: lo scontro tra il generale Charles Gordon, già leggenda vivente dell'impero britannico, e il ribelle Muhammad Ahmad al-Mahdī, leader sudanese e profeta "ben guidato" da Dio.
Si può ripensare un concetto come quello di popolo, categoria situata al cuore del sistema politico-giuridico degli stati moderni? La creazione, l'irrigidimento e la moltiplicazione dei confini, territoriali o meno, sono parte integrante delle costruzioni identitarie, ma rappresentano anche delle pratiche egemoniche che mettono drammaticamente "fuori gioco" gruppi e comunità. I confini attraversano il corpo del pianeta come il corpo degli uomini e delle società che li creano, con riferimento alla macro-distinzione tra territoriale e simbolico. Il fenomeno dei populismi mostra come il concetto di popolo stia già venendo ripensato nella quotidianità, all'interno di retoriche pubbliche e costrutti identitari. In questo processo, in cui i confini giocano un ruolo centrale, la tripletta boundary-frontier-border conferma la sua validità di strumento analitico.
Il Sud Sudan è conosciuto come lo stato più giovane al mondo, nato nel 2011 con un referendum che ne sancì l'indipendenza dal Sudan. Gli accordi di Naivasha del 2006 chiusero mezzo secolo di conflitti civili nella regione, e i comandanti veterani dell'SPLA (Sudan People's Liberation Army) diventarono eroi nazionali e leader politici del nuovo governo. Alla morte di John Garang, fondatore dell'SPLA e capo dei ribelli, l'eredità politica e ideologica venne presa da Salva Kiir, primo presidente del Sud Sudan. Tuttavia, il nuovo stato è conosciuto anche per la cruenta guerra civile iniziata nel 2013, e continuata fino ad oggi. Con questo articolo vogliamo considerare alcuni dei fenomeni culturali che hanno caratterizzato le tensioni del post-referendum e della guerra civile in Sud Sudan, evidenziando la polarizzazione progressiva dell'immaginario etnico; in altre parole, mostrando come precise categorie culturali diventino strumenti politici per la gestione congiunta della popolazione e del territorio.
Scopo di questo contributo è evidenziare il legame tra l'offerta del palio al patrono e la corsa dei cavalli "scossi" durante il Basso Medioevo. Il termine "palio" deriva dal latino "pallium", e indica un manto prezioso donato come tributo ad un'importante santo cristiano. A partire dal XIII secolo il palio diventa anche una competizione sportiva, di cui esiste una variante ben precisa: la corsa dei cavalli barberi. Presente negli statuti cittadini di vari Comuni dell'Italia centrale e settentrionale (es: Bologna, Modena, Verona, Vicenza), questa gara vede competere cavalli "scossi" - privi di fantino - per le vie della città, spesso in rappresentanza di due o più fazioni della comunità. Palii simili vengono istituiti in memoria di eventi precisi, quasi sempre la risoluzione di conflitti nella comunità (lotte tra famiglie guelfe e ghibelline, liberazione da Signorie, ecc) ed inseriti tra i festeggiamenti in onore del patrono cittadino. Oltre a questo palio del santo, la stessa corsa viene proposta anche Carnevale, prendendo a modello i ludi romani del Testaccio; questa seconda modalità viene usata sempre dal XIII secolo per umiliare pubblicamente nemici e rivali storici (es: guerre tra Firenze, Pisa e Pistoia) durante gli assedi, oltraggiandoli con una corsa grottesca sotto le proprie mura. Inoltre, le città sconfitte dovevano tributare ogni anno un drappo al santo protettore della città dominatrice, come segno di sottomissione. Attraverso una corsa priva di presenza umana, la società medioevale cerca i segni della grazia divina nelle proprie lotte politiche e militari. Il palio prezioso ipostatizza il favore divino ricevuto dalla comunità, la "protezione" del santo (patronus, appunto) che si manifesta nella sconfitta dei nemici, interni o esterni. Il tributo a cui gli sconfitti sono vincolati è un pubblico riconoscimento del favore nemico e della propria inferiorità.
Nonostante la tesi di Lyotard sulla condizione post-moderna, comunità e nazioni utilizzano ancora grandi narrazioni sul passato per costruire la propria identità. Da questo punto di vista il continente africano si presenta come un laboratorio geopolitico d'avanguardia, con la sperimentazione di nuove forme di potere e sovranità, dove l'eredità coloniale dialoga con i risvolti più drammatici del nuovo assetto globale. In questo articolo ci concentreremo sulla zona del Corno d'Africa, allargandoci fino al Sudan per riflettere sulle diverse strategie impiegate nella costruzione dell'identità nazionale, un fenomeno importante per ogni entità politica contemporanea.
Media were one of the main battlefields of the Second World War: propaganda, censorship, and counter-propaganda activities forged the imagery of war, selectively informing millions of people through a network of visual media: films, newsreels, animated short films, and comics. This article aims to highlight a specific transmedia path that involves the United States and Germany. The extremes of this trajectory are the film Triumph des Willens (1935) by director Leni Riefenstahl, and the Disney short film Der Fuehrer's Face (1943). Riefenstahl's film focuses on the Nazi Nuremberg Rally of 1934 and has been interpreted from time to time as a form of documentary testimony, propaganda product, or cinematographic art. Each of these dimensions is present in the film, which became a primary reference for the imaginary of the twentieth century. Between 1942 and 1945, the American director Frank Capra made a series of short films for war newsreels: Why We Fight is perhaps the most famous example of American counter-propaganda, and takes entire sequences of the Triumph. The transition between German and American media shows not only the migration of images but a particular appropriation which re-signifies German propaganda by turning it against itself. We also find satirical forms: in 1942 the British government distributed Lambeth Walk, a short-film that reworked Riefenstahl's work to ridicule Hitler, combining a famous popular song with the images of marches and parades. In less than a decade Triumph des Willens shows its great seductive power, and its influence its traced in famous works of American cinematography; an example is The Great Dictator (1940) by Charlie Chaplin. The linkages of transmediality expanded very soon, involving animated short-films and comics in 1942, two mass media that were an integral part of the American propaganda. Without the Riefenstahl's films, one could not comprehend a short-film like Der Fuehrer's Face, produced by the Disney studios for the American public and its allies. This Disney short-film won the Academy Award, and still maintain its effectiveness, so much so that in 2010 it was censored by a Russian court as "extremist material". The play of echoes and cross-references between media clearly shows the communicative nature of propaganda, that is, the selective and positive control of information (for emphasis). Thus, censorship is the inevitable complement, through a selective denial. Censorship seeks to limit the seductive power of images, that excess of meaning which cannot be totally enunciated or rationalized but only perceived. Satire also testifies the active power of images, rendered through a re-signification that defuses the narrations of authority. Unlike censorship, which hides, satire shows to criticize, through an illegitimate appropriation of images