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Like other cities on water, Tokyo and Venice are characterised by intrinsic fragility, resulting from the combined work of the continuous emergence of technological, economic, social, and environmental forces, which affect the urban structure and landscape. Their tangible and intangible (material and immaterial) heritage can play a fundamental role in both maintaining their peculiar maritime identity and defining a future vision for the city. Accordingly, this

The paper explores the process of redevelopment of Venetian waterfront areas through the initiatives of the local civil and creative sector. The important aspect of the research is the investigation of the role of these initiatives in protecting the heritage and the common good from the dominantly commercial development and unsustainable forms of tourism. The hypothesis is that non-institutional initiatives have the capacity, as well as the need to protect and use underused heritage buildings, and that they can influence and improve the results of the activation of these places through providing the innovations that would contribute to adapting the current planning practice. The research methodology is qualitative and combined: the main research method was a case study of policy and practice related to the activation of the Venetian Arsenal. The research consisted of the review of previous research and literature, field work at the chosen location, participating in events related to the research topic, meetings with experts and interviews with relevant actors. The aims of the research were: to investigate the current policy and practice regarding the activation of unused waterfront sites; to explore the role of bottom-up initiatives in this process; to examine how the existing institutional framework relates to such innovative initiatives; and to examine the limitations of this process and the possibilities for its improvement. ; Rad istražuje proces prenamjene priobalnih područja u Veneciji kroz inicijative lokalnoga civilnog i kreativnog sektora. Važan aspekt istraživanja predstavlja ispitivanje uloge ovih inicijativa u zaštiti baštine i zajedničkog dobra od dominantno komercijalnog razvoja i neodrživih oblika turizma. Hipoteza je da neinstitucionalne inicijative imaju kapacitet i potrebu da štite i koriste neiskorištene objekte kulturne baštine, i da mogu unaprijediti rezultate aktivacije ovih prostora, kroz osiguravanje inovacija koje doprinose prilagodbi postojeće planerske prakse. Metodologija istraživanja je kvalitativna i mješovita: glavna istraživačka metoda je studija slučaja politike i prakse aktivacije Venecijanskog Arsenala. Istraživanje se sastojalo od pregleda prethodnih istraživanja i literature, terenskog rada na odabranoj lokaciji, sudjelovanja u događanjima povezanim s temom istraživanja, kao i od sastanaka s ekspertima i intervjua s relevantnim akterima. Ciljevi istraživanja bili su sljedeći: istražiti postojeću politiku i praksu aktivacije neiskorištenih lokacija u priobalju; istražiti ulogu 'bottom-up' inicijativa u ovom procesu; istražiti kako se postojeći institucionalni okvir odnosi prema ovim inicijativama i ispitati ograničenja ovog procesa i mogućnosti za njegovo unaprjeđenje.

International audience ; Edward Said ha sottolineato (Said, 1991 e 1998) il ruolo fondamentale e tutt'altro che innocente svolto dagli intellettuali nella legittimazione e nella perpetuazione dei rapporti di potere sia all'interno degli Stati (tra governanti e governati) sia tra Stati (tra il centro dell'Impero e le nazioni colonizzate; tra i poteri dell'Occidente e le loro ex colonie, o tra il 'nord' prospero e il 'sud' impoverito). Nonostante le sue conclamate pretese di obiettività e distacco, infatti, il lavoro intellettuale è una fondamentale forza in campo, in grado, in modo più o meno consapevole, di costruire le condizioni culturali che orientano interpretazioni e letture delle dinamiche politiche e territoriali. Questa riflessione, riconducibile al più generale tema della posizionalità e contestualità degli intellettuali (Minca e Bialasiewicz, 2004), appare particolarmente appropriata - per le poste economiche, politiche, sociali e culturali in gioco - nel processo di formazione e affinamento dei discorsi coloniali, spesso propensi ad enfatizzare l'ineluttabilità, la naturalità, la necessità (se non addirittura il bisogno di un popolo di essere colonizzato) delle imprese coloniali. In questo quadro, il presente articolo considera il ruolo di due geografi, Jean Célérier e George Hardy, nella formazione del discorso coloniale francese rispetto al Marocco. Si vuole qui ritrovare le tracce, ricostruire le operazioni, definire i principali attori che hanno contribuito a dare coerenza (pur con numerose ambiguità e punti deboli) alla retorica coloniale francese e alla legittimazione del suo discorso imperiale.

International audience ; Edward Said ha sottolineato (Said, 1991 e 1998) il ruolo fondamentale e tutt'altro che innocente svolto dagli intellettuali nella legittimazione e nella perpetuazione dei rapporti di potere sia all'interno degli Stati (tra governanti e governati) sia tra Stati (tra il centro dell'Impero e le nazioni colonizzate; tra i poteri dell'Occidente e le loro ex colonie, o tra il 'nord' prospero e il 'sud' impoverito). Nonostante le sue conclamate pretese di obiettività e distacco, infatti, il lavoro intellettuale è una fondamentale forza in campo, in grado, in modo più o meno consapevole, di costruire le condizioni culturali che orientano interpretazioni e letture delle dinamiche politiche e territoriali. Questa riflessione, riconducibile al più generale tema della posizionalità e contestualità degli intellettuali (Minca e Bialasiewicz, 2004), appare particolarmente appropriata - per le poste economiche, politiche, sociali e culturali in gioco - nel processo di formazione e affinamento dei discorsi coloniali, spesso propensi ad enfatizzare l'ineluttabilità, la naturalità, la necessità (se non addirittura il bisogno di un popolo di essere colonizzato) delle imprese coloniali. In questo quadro, il presente articolo considera il ruolo di due geografi, Jean Célérier e George Hardy, nella formazione del discorso coloniale francese rispetto al Marocco. Si vuole qui ritrovare le tracce, ricostruire le operazioni, definire i principali attori che hanno contribuito a dare coerenza (pur con numerose ambiguità e punti deboli) alla retorica coloniale francese e alla legittimazione del suo discorso imperiale.

Integrated Coastal Zone Management is widely recognised as a set of principles, approaches and tools for the sustainable development of coastal zones. However, while its importance as a theoretical framework for approaching the complexity of coastal governance is not opinable, the problem of translating ICZM principles into every-day management practice still represents a basic point to deal with. This paper aims at clarifying the most important elements that hinder ICZM adoption and implementation. To this purpose, it critically evaluates the results of the EU FP7 Project PEGASO (People for Ecosystem-based Governance in Assessing Sustainable development of Ocean and coast). The project considered ICZM efforts and initiatives in 10 case studies, 7 in the Mediterranean Sea and 3 in the Black Sea. The study confirms that dealing with the multi-scale nature of coastal governance, the poor coordination of policies and administrative fragmentation, the dictatorship of sectoral approaches, the difficulty to promote integration, both thematic and geographic, the complex relationship between voluntary agreements and statutory frameworks, the difficult relationship between science and decision making, and the problem of the sustainability over time of ICZM initiatives and efforts still represent the main factors that hamper a wider adoption of ICZM in the considered cases.