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Con la Legge di Bilancio 2019, il Legislatore ha prorogato, con alcune modifiche, la disciplina dell'iperammortamento. In linea con le previsioni di cui al D.L. 12 luglio 2018 n. 87 (il c.d. Decreto dignità), la nuova disposizione ha riproposto il requisito territoriale e la relazione illustrativa che ha chiarito che il meccanismo di recapture si applica anche ai nuovi investimenti. In riferimento a questi aspetti, nonostante il recente intervento normativo in paroila, non sono stati risolti alcuni dubbi imperativi, già sorti in seguito all'entrata in vigore del Decreto dignità. Parimenti, non è stata fornita alcuna precisazione in merito all'applicabilità delle disposizioni di cui al Decreto dignità agli investimenti avviati prima dell'entrata in vigore del medesimo Decreto, ma non ancora completati a tale data.

Abstract Il presente scritto intende esaminare la compatibilità della legislazione italiana in tema di indagini tributarie rispetto ai principi sanciti nella Convenzione per la salvaguardia dei Diritti dell'Uomo e delle Libertà fondamentali (CEDU). Dopo aver analizzato la portata dei concetti di "vita privata e familiare", di "domicilio" e di "corrispondenza", di cui all'art. 8 CEDU, il lavoro si focalizza sulle condizioni stabilite per legittimare le interferenze da parte delle pubbliche autorità, secondo i criteri «necessary in a democratic society» e «in accordance with the law». Inoltre, viene approfondito il diritto all'equo processo, di cui all'art. 6 CEDU, quale diritto ad una tutela effettiva e completa contro le interferenze illegittime rispetto ai diritti di libertà. In conclusione, viene valutata la compatibilità dell'apparato normativo nazionale rispetto al paradigma delle garanzie ritraibili dagli artt. 6 e 8 CEDU, con particolare riferimento alle questioni legate alla c.d. tutela immediata avverso gli atti di indagine illegittimi, alle ispezioni degli hard disk, alla scelta dei poteri di indagine da utilizzare e alla inutilizzabilità degli elementi raccolti attraverso indagini illegittime.

L'articolo affronta il tema del trattamento del credito tributario nell'ambito del concordato fallimentare. Il punto di partenza è rappresentato dalla constatazione che né il legislatore né la giurisprudenza si sono mai preoccupati di regolamentare la sorte del credito erariale nell'ambito del concordato fallimentare. Ciò nonostante, considerazioni di ordine sistematico suggeriscono due soluzioni per prospettare, almeno sul piano teorico, la possibilità di giungere alla falcidia del credito erariale nell'ambito del concordato fallimentare: l'applicazione delle disposizioni dettate in tema di transazione fiscale o l'applicazione delle regole generali del concordato fallimentare. La scelta impone un'attenta riflessione sulla ratio e sulla funzione della transazione fiscale, chiarendo, in particolar modo, se questa si ponga o meno in posizione derogatoria rispetto al principio dell'indisponibilità del credito tributario.

Der Rechtsbegriff des öffentlichen Interesses ist höchst umstritten. Eine dogmatische Auslegung allein führt nicht weiter, denn der scheinbar neutrale Begriff hat seine Wurzeln in der politischen Ideengeschichte. Die Autorin spürt dem Wandel des Vorverständnisses in der Begriffsinterpretation nach und führt diesen auf Grundideen verschiedener politischer Strömungen zurück. Zudem werden zentrale höchstrichterliche Entscheidungen untersucht, die in der Tendenz eine abnehmende Trennung zwischen öffentlicher und privater Sphäre aufweisen. Das Werk liefert einen Beitrag, innerhalb der Rechtswissenschaft das Bewusstsein für die Verquickung des juristischen Begriffs mit seinen gesellschaftlichen Vorbedingungen zu schärfen

Pretende-se neste estudo apontar fontes e reflexões de Karl Marx sobre o oriente, que sustentaram a concepção de modo de produção asiático. Partindo de suas contribuições primevas, enfocamos principalmente as considerações presentes nos Grundisse, se verifica que o amadurecimento do pensamento de Marx significa o abandono de certos pontos de vistas hegelianos e a incorporação de perspectivas advindas dos estudos culturais e históricos de sua época.

Visamos, neste artigo, demonstrar como a ascensão da pós-modernidade e da chamada virada cultural mudaram muitos aspectos teóricos das ciências humanas, em um nítido movimento de afastamento de algumas premissas do marxismo, provocando transformações importantes na geografia cultural. Veremos que se reafirma a perspectiva de que a cultura é algo móvel e indefinível em detrimento de visões que encontravam essências imutáveis para cultura, que serviam muitas vezes com instrumento de dominação social. Para isso, comparamos o pensamento de Harvey e Jameson sobre a pós-modernidade, bem como algumas elaborações de Duncan e Mitchell sobre a nova geografia cultural. Finalmente, oferecemos algumas críticas aos pontos estabelecidos no debate incorporado pela nova geografia cultural.