La tesi di dottorato dal titolo "Democrazia ed efficienza pubblica, oltre la rappresentanza. L'accountability dalla teoria alle esperienze di nuova governance nell'amministrazione italiana" è suddivisa in quattro aree principali. Il lavoro parte dallo studio del concetto di accountability, principio moderno ma dalle radici antiche, che ha fatto il suo ingresso nella Pubbliche Amministrazioni nazionali e sovranazionali a seguito della riforma manageriale delle stesse. Con l'avvento del New Public Management (NPM) e dei processi di "aziendalizzazione" che hanno coinvolto le Amministrazioni, si è profondamente modificato il modus operandi delle PA senza però perdere di vista i principi fondamentali da molti Stati garantiti costituzionalmente. La tesi passa in rassegna il difficile rapporto tra democrazia ed esercizio del potere, soffermandosi sul caso particolare dell'Italia e del profilo dell' accountability sulle performance come nuova metodologia di azione e di distribuzione di competenze e responsabilità tra i soggetti coinvolti. In uno scenario profondamente mutato dalla globalizzazione e da un approccio di multilevel governance è stato interessante volgere lo sguardo anche oltre confine con particolare interesse alla situazione inglese, il cui processo di riforma pubblica è considerato "pioneristico" sotto molti punti di vista. L'analisi condotta mostra la tendenza ad una matrice culturale comune, la quale riesce a riunire Stati dalla diversa estrazione storica e giuridica. Un quadro comune alimentato dai principi di efficienza, economicità, efficacia e buona amministrazione.
Il Volontariato nella Governance dei Servizi Sanitari Toscani: Dall'Aggregazione all'Integrazione di Modelli Sociali, Organizzativi ed Individuali Il fenomeno del Volontariato sta ricevendo progressivamente attenzione dagli studiosi di management, con particolare riferimento al ruolo che le Organizzazioni Non-profit (NPO) svolgono nella società moderna, oltre alla modalità con cui i cittadini si impegnano attivamente nel Terzo Settore al fine di far fronte ai cosiddetti 'fallimenti' dello Stato (government failures) e dei mercati (business failures). La letteratura di riferimento studia come la Società Civile sia in grado di fornire efficacemente i servizi socio-umanitari, rappresentando in tal modo un importante attore sociale al pari dell'Ente Pubblico, rappresentato dalle Istituzioni Governative (GOV), e del mercato, rappresentato dalle imprese ed i business commerciali (BUS). Nella presente ricerca il fenomeno del Volontariato è concettualizzato ed analizzato empiricamente attraverso tre prospettive – macro, meso, micro – le quali corrispondono alle tre sezioni della tesi di ricerca. A tal fine, abbiamo preso in considerazione l'area geografica della Regione Toscana, che rappresenta uno standard di riferimento ed eccellenza per l'implementazione da parte delle NPO di servizi socio-sanitari, in particolare nell'ambito dell'emergenza ed urgenza (Servizio 118). Infatti, il Terzo Settore toscano ha un'antica tradizione storico-culturale sviluppatasi fin dal Medioevo – la nascita della prima associazione di Volontariato fiorentina risale al 1244 – e durante i secoli è stato in grado di contribuire in modo significativo all'evoluzione del social welfare regionale, grazie all'implementazione di servizi socio-sanitari nei confronti della propria comunità locale. Quali sono le ragioni essenziali, le caratteristiche peculiari, e le leve strategiche che permettono il successo di tale realtà filantropica regionale? Per rispondere a tale domanda, abbiamo in primo luogo analizzato l'evoluzione storica delle interazioni istituzionali tra GOV e NPO toscane. Facendo riferimento alla letteratura di partnership ed alleanze strategiche, il focus è stato sul fenomeno delle partnership sociali cross-settoriali (CSSP – Cross-Sector Social Partnership), che si riferiscono ad alleanze strategiche tra i tre attori sociali, ossia lo Stato, le imprese for-profit ed il Terzo Settore, al fine di perseguire obiettivi sociali capaci di creare valore per la comunità di riferimento e soddisfarne le esigenze. La letteratura pertinente concettualizza tale fenomeno attraverso tre fasi, denominate 'formazione', 'implementazione', 'risultati'. Inoltre, tali fasi sono costituite da stage i quali a loro volta sono suddivisi in micro-processi. Uno dei gap della letteratura fa riferimento agli aspetti dinamici e contingentali che influenzano l'evoluzione delle CSSP in relazione a tali fasi, stage e micro-processi. Il nostro obiettivo è stato di contribuire a tale letteratura analizzando la specifica fase di 'implementazione' della partnership sociale cross-settoriale tra Regione Toscana e Associazioni di Volontariato, indagando l'evoluzione dei tre stage definiti 'selezione', 'design' e 'istituzionalizzazione'. Attraverso la metodologia della 'critical event analysis', abbiamo analizzato archivi storici, documenti, report, norme legislative, interviste con Presidenti e Direttori delle NPO toscane e responsabili della Regione Toscana, al fine di esaminare l'evoluzione della CSSP toscana negli ultimi 35 anni, ossia dal 1978 (creazione del Sistema Sanitario Nazionale) ai giorni d'oggi (2013-2015). Per tale livello 'macro' di analisi, è emerso come la partnership sociale sia stata caratterizzata dal cosiddetto 'isomorfismo coercitivo' il quale ha imposto alle Associazioni di Volontariato di adattarsi dinamicamente al contesto ambientale di riferimento per essere in grado di rispondere a pressioni contestuali esterne. Tali fattori hanno scaturito 5 principali criticità, ossia la legittimazione, il potere, la fiducia, l'identità, l'absorptive capacity, che sono evolute dinamicamente nel corso delle interazioni storiche tra i partner regionali. Nella seconda sezione della tesi abbiamo utilizzato una prospettiva 'meso', in particolare l'analisi di uno specifico modello di business e governance che sempre più caratterizza le organizzazioni non- profit, ossia il modello 'ibrido'. Tale modello fa riferimento alla compresenza di attività filantropiche/non-profit e commerciali/for-profit nella stessa organizzazione. Il fenomeno dell'ibridizzazione è sempre più un elemento significativo per le moderne realtà organizzative, poiché molte imprese sia for-profit che non-profit stanno sempre più convergendo verso un modello di 'impresa sociale', che sottolinea l'orientamento e l'attitudine imprenditoriale verso la responsabilità sociale delle strutture organizzative nei confronti di stakeholder e ambiente di riferimento. In particolare, tale fenomeno sta progressivamente caratterizzando le Associazioni di Volontariato toscane le quali devono organizzare innovativi modelli di business e governance al fine di essere autonome finanziariamente, divenendo così sempre più indipendenti dalle Istituzioni Governative e più sensibili ai bisogni di volontari e comunità locale. La letteratura ha individuato due tipologie di modelli ibridi, ossia il modello integrato e quello disintegrato, focalizzandosi in maniera marginale sulle possibili implicazioni manageriali. Al fine di contribuire a tale filone di letteratura, abbiamo effettuato un caso di studio multiplo analizzando tre NPO toscane 'ibride'. Grazie alla coding analysis delle interviste semi-strutturate effettuate con i Presidenti e i manager delle Associazioni di Volontariato, è stato possibile individuare implicazioni manageriali significative per tali realtà organizzative. In primo luogo, abbiamo concettualizzato una terza tipologia di modello di business e governance ibrido, ossia il modello semi-intergrato; in secondo luogo, abbiamo individuato sei categorie concettuali emerse dall'analisi che influenzano la gestione di tali realtà, ossia legittimità interna, legittimità esterna, scambi e flussi monetari, struttura organizzativa, perdita di identità, limiti alla crescita organizzativa. I risultati dell'analisi sottolineano come il modello ibrido integrato sia caratterizzato da alti livelli di criticità in riferimento ai limiti alla crescita; il modello disintegrato dal rischio di perdita identitaria; infine, il modello semi-integrato da criticità concernenti la legittimità interna e limiti alla crescita. La terza sezione della tesi fa riferimento ad una prospettiva 'micro', analizzando in primo luogo il concetto socio-antropologico del dono all'interno del contesto di volontariato; in secondo luogo, indagando le motivazioni psico-socio comportamentali dei volontari, oltre che le loro attitudini ed intenzioni comportamentali. In particolare, mentre il primo capitolo della sezione fa riferimento all'analisi concettuale del dono utilizzando importanti teorie antropologiche – come la Teoria del Dono di Marcel Mauss – il secondo capitolo presenta un'analisi empirica attraverso un modello ad equazioni strutturali (SEM – structural equation modeling), in grado di analizzare simultaneamente le relazioni ipotizzate tra significative variabili latenti delle attitudini, intenzioni e comportamenti dei volontari. Abbiamo utilizzato scale di questionari convalidati in letteratura e collezionato 379 questionari completati da volontari di 20 NPO toscane. Dopo l'analisi esplorativa fattoriale delle dimensioni oggetto di analisi – motivazioni (sociale, carriera, valori, conoscenza, protezione dell'io, avanzamento dell'io), atteggiamento verso l'organizzazione, religiosità, reciprocità positiva e negativa, intenzione a donare – abbiamo costruito un modello SEM e analizzato sia gli indici di significatività (modello di misurazione) sia le relazioni ed 'influenze' esistenti tra variabili (modello strutturale). Le principali implicazioni manageriali fanno riferimento alla capacità del management delle NPO di analizzare e conoscere i segnali relazionali emanati dai volontari, al fine di rispondere in modo appropriato ed incentivare lo sforzo di tali preziose risorse strategiche. Infatti, i volontari non rappresentano solamente il principale 'fornitore' di tempo, risorse, know-how e abilità per le Associazioni di Volontariato, bensì al contempo sono i beneficiari di gratificazione, soddisfazione e spirito associazionistico ottenuti dalla partecipazione all'organizzazione. In particolare, la dimensione di reciprocità insieme all'intenzione di donare sottolineano come la relazionalità sia un elemento cruciale per la gestione delle NPO, che presuppone una profonda conoscenza dei tratti psicologici dei volontari, oltre alle loro attitudini ed intenzioni comportamentali. Tali fattori sono importanti per rendere le Associazioni di Volontariato il veicolo sociale efficace in grado di rispondere ai bisogni della comunità locale e cercare di risolvere i 'fallimenti' dello Stato e dei mercati, grazie in modo particolare alle loro risorse più importanti, ossia i volontari. Voluntarism in the Governance of Tuscan Socio-health services: From the Aggregation to the Integration of Social, Organizational, and Individual Models The phenomenon of voluntarism is increasingly achieving attention by management scholars, specifically focusing on the role of Non-profit Organizations (NPOs) in modern society and the way citizens actively commit themselves in the Third Sector in order to cope with government and business failures. Pertinent literature questions how the organized Civil Society successfully provides human service delivery, thus traditionally representing an important societal actor along with both the Public Entity, represented at a local level by Governmental Institutions (GOV), and the market, represented by enterprises and for-profit business (BUS). In the present thesis, such a phenomenon has been conceptually and empirically analyzed following three perspectives, namely a 'macro', 'meso', and 'micro' perspective, which correspond to the three sections of the research. To this purpose, we chose an emblematic geographical area, the Region of Tuscany, which represents a paradigmatic excellence and national benchmark for the provision of emergency-urgency socio-health services. Actually, the Tuscan Third Sector has a historical and long-lasting tradition that started in the medieval period, precisely 1244 in Florence, and during the Centuries has significantly contributed to the evolution of regional welfare, especially by providing socio-health services to its own local community. What are the essential reasons, peculiar characteristics, and strategic levers that allow such a regional successful philanthropic reality? To answer this question, we firstly analyzed the historical evolution of the institutional interactions between regional GOV and Tuscan NPOs. Drawing on partnership and strategic alliances literature, we focused on the notion of cross-sector social partnership (CSSP), which refers to strategic arrangements between the three societal actors, namely GOV, BUS, and NPOs, aiming at social purposes. CSSP literature conceptualizes such arrangements through a tripartite framework which is composed by three phases, namely formation, implementation, and outcome of the social partnership. Further, each phase is characterized by stages which in turn are composed by micro-processes. However, scarce attention has been given to the analysis of evolving CSSP focusing on dynamic and contingent elements influencing and affecting such arrangements. We attempted to contribute to this stream of literature by choosing the implementation stage of the CSSP between Tuscan GOV and NPOs, and its three stages, namely selection, design, and institutionalization. By using critical event analysis, we examined historical archives, documents, reports, legislative frameworks, interviews with NPOs Presidents and Directors and GOV representatives, in order to assess the evolution of the Tuscan CSSP in the last 35 years, particularly from 1978 (the creation of the Italian NHS) to the present period (years 2013-2015). At this first 'macro' level of analysis, it emerged how the examined Tuscan CSSP has been characterized by an institutional 'coercive isomorphism' which imposed NPOs to adaptively respond to external pressures. These environmental factors resulted in five main CSSP internal outputs, namely legitimacy, power, trust, identity, and absorptive capacity, which dynamically evolve throughout the historical interactions between partners. In the second section of the thesis we used a 'meso' perspective, particularly the analysis of a specific business and governance model which is increasingly characterizing NPOs realities, the hybrid model. Such a model refers to the implementation of both for-profit and non-profit activities within a single organization. Hybridization is actually an important element in modern organizations, mainly because many for-profit enterprises and traditional NPOs are converging toward the so-called 'social enterprise' model, which stresses the socially responsible entrepreneurial mindset of modern management and organizational structures. Such a phenomenon is progressively characterizing Tuscan NPOs, which have to arrange innovative forms of business model in order to be financially autonomous and thus becoming, on the one hand, more independent of regional GOV and, on the other hand, more trustworthy toward its own volunteers and local community. Pertinent literature has individuated two types of hybrid business and governance models, namely the integrated and disintegrated ones, although few attempts have provided managerial implications for such hybrid arrangements. We attempted to contribute to this stream of literature by conducting a multiple case study of three Tuscan 'hybrid' NPOs. Specifically, the coding analysis of semi-structured interviews with NPOs Presidents and Directors resulted in significant managerial implications for these organizations. Firstly, we conceptualized a third hybrid business and governance model, the semi- integrated one; second, we individuated six conceptual categories affecting the hybridization phenomenon – internal legitimacy, external legitimacy, monetary exchange and flows, organizational structure, loss of identity, growth constraints. Interestingly, the integrated model resulted affected by high critical levels of growth constraints; the disintegrated model by risk of loss of identity; and, finally, the semi-integrated model by internal legitimacy and growth constraints. The third and final section of the thesis builds on a 'micro' perspective by firstly analyzing the socio- anthropological concept of the gift and donation in the voluntary context, and secondly investigating volunteers' motivations, attitudes, and behavioral intention to donate in order to deepen how these essential strategic resources of NPOs behave. While the first part of the section is a conceptual analysis of the notion of gift-giving building on anthropological theories (e.g. The Theory of the Gift by Marcel Mauss), the second part presents an empirical analysis using a structural equation model (SEM), which allowed to simultaneously assess the hypothesized relationships between important latent dimensions of volunteers' behavior, intention to donate, and attitude toward the NPO. Particularly, we used validated psychological and managerial scales and collected 379 questionnaires completed by Tuscan volunteers of 20 NPOs. After an exploratory factor analysis of the analyzed latent dimensions – volunteers' motivations (social, career, values, understanding, ego protection, ego enhancement), attitude toward charities, religiosity, positive and negative reciprocity, intention to donate – we implemented SEM procedure and evaluate both the 'measurement' model (fit indices) and the 'structural' model (hypothesized relationships) of the proposed constructs. Main managerial implications refer to the importance for NPO board to assess and understand volunteers' relational signals, in order to appropriately respond to and incentive such crucial strategic resources of the organization. Actually, volunteers represent not only the main 'provider' of time, resources, know- how, and ability for NPOs, but also and at the same time the main 'beneficiary' of gratification and satisfaction derived from being part of a committed philanthropic association. Particularly, the reciprocal dimension of volunteers' behavior, along with their intention to donate, stress how the relational element is important in the management of such realities, which presupposes a deep understanding of individual psychological traits, attitudes, and behavioral intention. Such elements make NPOs the effective and successful societal vehicles able to respond to community needs and to cope with government and market 'failures', thanks to their most precious resources, the volunteers.
Il paper è volto ad offrire alcune considerazioni di contesto istituzionale e di governance a supporto della pianificazione dello sviluppo delle realtà portuali del Sud Italia inserite nel Programma Operativo Nazionale Infrastrutture e Reti 2014/2020, cioè il principale strumento di rafforzamento infrastrutturale finalizzato a garantire uno sviluppo competitivo dei territori delle regioni meno sviluppate del Mezzogiorno e a rafforzare la coesione economica, sociale e territoriale. Le analisi e le valutazioni si sono basate su una serie di approfondimenti relativi sia agli andamenti dei traffici dei diversi contesti portuali sia agli strumenti di governance utilizzati dalle Autorità di Sistema Portuale (AdSP) al fine dell'estensione dei bacini di mercato di riferimento dei singoli porti, alla diversificazione dei mercati target e all'incremento dell'efficienza delle operazioni marittimo-portuali. In particolare, il focus del paper tiene in considerazione il nuovo quadro normativo derivante dalla riforma portuale del 2016, ma soprattutto i due strumenti legislativi studiati appositamente per le regioni del Sud Italia e per le Isole: le Aree Logistiche Integrate (ALI) e le Zone Economiche Speciali (ZES). Questi due strumenti di governance hanno l'obiettivo di valorizzare la filiera marittimo portuale per una maggior competitività del sistema economico del Sud Italia, all'interno di un progetto nazionale condiviso e di lungo periodo, e catalizzare gli investimenti privati nelle aree portuali attraverso incentivi fiscali, semplificazioni amministrative e nuove modalità di coordinamento delle relazioni con la retroportualità. L'analisi si chiude con alcune riflessioni di scenario di medio lungo periodo, in un contesto in cui sono previste importanti modifiche del quadro degli operatori nei principali mercati, tenendo conto del ruolo delle alleanze fra compagnie marittime, rapido sviluppo del gigantismo navale, partecipazione di fondi di investimento internazionali allo sviluppo dei terminal portuali e intensificazione della concorrenza portuale dovuta a iniziative di natura geopolitica (fra cui la Belt and Road Initiative), che potrebbero portare ad una ulteriore marginalizzazione della portualità del Sud Italia.
Lo studio prende in esame l'ampia messe di dichiarazioni in materia di immigrazione pubblicate dai principali candidati alle elezioni regionali per la Lombardia del 2018 sui rispettivi profili Facebook. L'obiettivo dell'indagine è quello di individuare e decodificare i temi ricorrenti di tali narrazioni online, mostrando particolare interesse nei confronti di alcuni elementi-cardine del dibattito sulle politiche migratorie: i concetti di territorio, governance e cittadinanza. La riflessione intorno all'utilizzo di questi concetti, insieme con lo svelamento dei meccanismi retorici e delle reali implicazioni sociogeografiche a essi sottesi, si propone di offrire una chiave interpretativa e predittiva, capace di comprendere le ragioni delle policies in materia di accoglienza dei migranti e di prevederne gli sviluppi futuri. ; This paper examines the wide range of statements about immigration which were published by three candidates for the 2018 Lombardy regional elections on their Facebook profiles. In order to identify and decode the recurring themes of the online storytelling, particular attention is given to the concept of territory, governance, citizenship, considered as the cornerstones in the debate on the migration policies. The ways these concepts were used, in terms of rhetorical mechanisms and socio-geographical implications, offer an interpretative and predictive key, both revealing policies on the reception of migrants and predicting future developments.
The present paper starts with the analysis of the latest proposals of the European Commission concerning the integration of the fiscal compact in the European law system and the institution of an European monetary fund. The paper analyses the way how, during the crisis, the States and the European institutions have rebuilt radically the mechanism of the economic governance. It will be described a constituent process that affects both the supranational organization and the national constitutional systems. This process will be analysed under the ideological point of view and the material point of view. From the ideological side, the process leads a depoliticization defined as "technocratic legitimation": the substitution of political decisions with procedures and practices, concerning an anticonstructivist and antivoluntaristic idea of law. From the material point of view, it is possible to identify the new economic governance through the substitution of soveregnity of the labour with the soveregnity of credit. ; Partendo dalle recenti proposte della Commissione in ordine all'inserimento del cd. fiscal compact nell'ordinamento europeo e dell'istituzione nell'ambito di questo di un Fondo monetario europeo, il contributo ripercorrere il tragitto che, attraverso la crisi, ha portato gli Stati e le Istituzioni europee a ristrutturare radicalmente i meccanismi della governance economica. Quello che si descriverà è un processo costituente che struttura in forme nuove e nell'ambito di competenze inedite l'ordinamento sovranazionale e, nel contempo, ristruttura pesantemente gli ordinamenti degli Stati nazionali. Questo processo costituente verrà analizzato sotto un duplice punto di vista: quello ideologico e quello materiale. Dal punto di vista ideologico il processo conduce a quella fuga dalla politica che sarà definita come "legittimazione tecnocratica": sostituzione delle decisioni politiche con moduli procedimentali o operativi, nell'ambito di una concezione anticostruttivista e antivolontarista degli ordinamenti giuridici. Dal punto di vista materiale la strutturazione della nuova governance economica europea è identificabile invece con la sostituzione della sovranità del lavoro con la sovranità del credito.
Il volume raccoglie i risultati del progetto di ricerca "Governance Analysis Project (GAP) per la Smart Energy City. L'attuazione delle Smart City nelle aree metropolitane in Europa e in Italia" svolto nell'ambito del PON "Smart Energy Master per il governo energetico del territorio" presso l'Università Federico II di Napoli (TeMa Lab del Dipartimento di Ingegneria Civile, Edile e Ambientale). Il tema delle Smart Cities ha assunto negli ultimi anni una crescente rilevanza nel dibattito scientifico e nella prassi operativa nazionale ed internazionale configurandosi come una delle opportunità per ripensare le città e più in generale la vita delle comunità urbane. Le prime riflessioni, ricerche e progetti sul tema sembrano convergere verso l'idea che uno sviluppo urbano "intelligente" sia frutto non soltanto delle pur necessarie e imprescindibili dotazioni infrastrutturali (capitale fisico) e di una loro continua innovazione, ma anche della qualità del capitale umano, sociale e dell' ambiente naturale, intesi come fattori strategici per lo sviluppo. Una città «smart» è, prima di tutto, una città capace di soddisfare efficacemente i bisogni dei suoi cittadini nel rispetto delle regole imposte dal contesto ambientale. È in tale dibattito che si inquadra il progetto GAP la cui finalità è quella di affrontare il tema della Smart City alla luce della riorganizzazione amministrativa delle grandi città del nostro Paese promossa dalla L. 56/2014. Con un approccio di tipo scientifico, il volume restituisce un quadro completo ed aggiornato di come le città metropolitane italiane ed europee stanno declinando il tema della smart city e ciò grazie alla costruzione di un ampissimo screening rappresentato da oltre 1.000 iniziative tra ricerche, progetti, interventi, tecnologie, ecc . Inoltre un elemento di originalità della ricerca è rappresentato dal fatto che ad un' analisi compiuta attraverso fonti indirette, è seguita una fase di confronto con gli "attori" (e di ciò si fornisce un'ampia illustrazione nel volume nel quale vengono, tra l' altro, riportati ampi stralci delle interviste effettuate). Ciò ha consentito di restituire un quadro più aderente al vero di quanto oggi si sta sperimentando nelle città italiane ed europee, al di là di facili entusiasmi per interventi e progetti etichettati come "smart", ma per i quali non sempre possono essere individuati contenuti e metodi innovativi. Il volume è articolato in 16 capitoli di cui: due capitoli presentano il confronto tra le 12 città metropolitane italiane, istituite dalla L.56/2014, con riferimento alle sperimentazioni in atto (cap. 1) e agli indicatori di smartness (cap. 14); un capitolo (cap.15) illustra come 5 città europee (Amsterdam, Barcellona, Berlino, Bristol e Bruxelles) stanno interpretando il modello Smart City; un capitolo (cap. 16) illustra le sperimentazioni in atto in 3 città metropolitane italiane (Milano, Venezia, Bologna) raccontate direttamente da coloro che stanno portando avanti gli interventi (tecnici di enti locali o associazioni); i restanti capitoli sono dedicati ognuno ad una delle 12 città metropolitane analizzate (Milano, Torino, Genova, Venezia, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Bari, Reggio Calabria, Palermo e Catania).
La principale finalità dell'analisi comparativa di due progetti di sviluppo urbano (Porta Nuova a Milano e Tiburtina a Roma, con il nuovo headquarter di BNL/BNP Paribas, entrambi realizzati in aree che comprendono proprietà FS) è mettere a fuoco il rapporto tra attori pubblici e privati nel governo delle trasformazioni urbane. In un contesto di declinanti investimenti pubblici, simili interventi costituiscono infatti una delle principali opportunità di investimenti e crescita economica. L'analisi si concentra in particolare sulle forme, gli strumenti e le condizioni in cui è esercitato potere in questo tipo di trasformazioni, e sulle loro conseguenze. Dal punto di vista teorico i riferimenti principali sono la riflessione seminale di H. Molotch (1976) sulle città come growth machine, basate sulla centralità nel produrre la crescita urbana degli interessi delle élite fondiarie e immobiliari e delle loro relazioni con le autorità politiche locali, e i suoi successivi aggiornamenti, con particolare riferimento al ruolo dei property capitals, cioè di aziende, fondi e operatori immobiliari, che hanno assunto un ruolo sempre più centrale nella politica urbana (Cox 2017). Nei paragrafi 2 e 3 sono ricostruiti i due casi di studio; nel par. 4 similitudini e differenze nelle dinamiche di sviluppo dei due progetti, e i principali fattori in grado di spiegarle. Le annotazioni conclusive riguardano gli strumenti che potrebbero consentire di massimizzare i benefici pubblici e collettivi in questo tipo di investimenti.
In occasione della "Giornata Mondiale di Bioetica", il tema di riferimento "Solidarietà e Cooperazione", prende spunto dalle parole chiave dell'articolo 13 della Dichiarazione Universale sulla Bioetica ed i Diritti Umani dell'UNESCO del 2005. Il richiamo specifico del sottotitolo al Terzo settore deriva dall'esigenza di comprendere le implicazioni bioetiche relative alle complesse dinamiche di relazione e di ruolo che attualmente assumono le Istituzioni di riferimento e gli Enti che operano sul territorio, per il governo e la gestione delle attività in base all'agire solidale. La piena attuazione della recente riforma legislativa del Terzo Settore (D.Lgs 3 luglio 2017 n. 117 – DGR Regione Lombardia 18 giugno 2018 XI/234) determina una necessaria evoluzione organizzativa e operativa che stimola il confronto virtuoso tra pubblico e privato generando reti sociali di sussidiarietà. Il Terzo settore è un valore, una risorsa importante di integrazione per l'aggregazione e la coesione sociale, lo sviluppo, la sicurezza, la solidarietà e la cooperazione.
Negli ultimi decenni l'Europa, e in particolare l'Italia, è stata interessata da una crisi economica e sociale capace di metterne in discussione i pilastri fondamentali del welfare, in particolar modo il rapporto tra le risorse economiche dello Stato e le nuove capacità e competenze del mercato di produrre servizi. La risposta che si è cercato di dare per dirigere al meglio questa ondata di cambiamento si è avuta con il passaggio dal "vecchio" stato sociale a nuove forme di interazione e collaborazione, capaci di aprirsi alla comunità e coinvolgere quanti più attori possibili in un intreccio di soggettività. È questa la sfida lanciata dalla nuova idea del welfare community, per individuare nuove modalità di risposta ai bisogni di una comunità complessa e variegata, in un'ottica di promozione della partecipazione e dell'iniziativa di tutti gli attori nella ridefinizione di un sistema di welfare più efficace ed efficiente. In un clima di cambiamenti e di trasformazioni del sistema di governance delle politiche sociali, un posto importante in Italia occupa la legge di riforma del Terzo Settore (Legge 106/2016), che ha avuto il merito di affrontare la questione del settore non profit per la prima volta in maniera organica. La legge di riforma si pone come obiettivo principale quello di affermare un'identità del Terzo Settore, con l'attribuzione di nuove funzioni e capacità a questo settore che si riconoscere essere anche un soggetto di impresa. L'apertura dello Stato nella gestione delle politiche sociali è una delle innovazioni auspicate anche dalla legge di riforma dell'assistenza sociale (legge 328/2000), quando, introducendo il principio di sussidiarietà orizzontale, propone un metodo strategico in grado di esaltare e valorizzare la capacità autonoma dei singoli cittadini e delle associazioni di fornire soluzioni alle diverse esigenze emergenti. Anche l'Italia, nonostante i ritardi del sistema di welfare rispetto al panorama europeo, è stata interessata , tra gli anni Ottanta/Novanta del Novecento, dall'impiego di partnership pubblico-privato per un'efficace implementazione delle politiche sociali e socio-assistenziali, non dimenticando che, in un momento così delicato e fragile come quello italiano, il "fare sistema" diventa una risorsa fondamentale. Le trasformazioni nel sistema di welfare e negli scenari del Terzo Settore, nonché la creazione di partnership pubblico-privato sono state analizzate con riferimento alle politiche di contrasto alla marginalità grave. Nello specifico, è stato condotto uno studio di caso sul Progetto Homeless a Pisa, quale esempio di partnership pubblico-privato nel settore della grave marginalità adulta. Attraverso la ricerca proposta si è cercato di capire in che modo possono dialogare pubblico e privato per dar vita ad un partenariato virtuoso in grado di fornire una risposta sinergica a uno spaccato di popolazione "invisibile" che sempre di più richiede maggiori diritti e maggiori tutele, il tutto nell'ottica di una presa in carico integrata della persona e del suo bisogno.