La finalità di questo testo è di aiutare gli studenti a maturare, attraverso l'apprendimento basato sul metodo casistico-problematico, una propria riflessione critica sull'evoluzione dei diritti (o del diritto) della personalità. In una società in cui la mercificazione e la datificazione si associano alla sorveglianza e quest'ultima diventa pervasiva si moltiplicano le minacce alla persona nelle sue dimensioni individuale e collettiva. In gioco è la tenuta delle società democratiche. In che misura il diritto civile (il diritto dei privati) può contribuire a contrastare o ad assecondare queste minacce? Alcune risposte parziali dovrebbero emergere nella parte quarta del libro. [Testo dell'editore]
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This book focuses on the thorny and highly topical issue of balancing copyright in the digital age. The idea for it sprang from the often heated debates among intellectual property scholars on the possibilities and the limits of copyright. Copyright law has been broadening its scope for decades now, and as a result it often clashes with other rights (frequently, fundamental rights), raising the question of which right prevails.The papers represent the product of intensive research by experts, who employ rigorous interpretative methodologies while keeping an eye on comparison and on the impacts of new technologies on law. The contributions concentrate on the 'propertization' of copyright; on the principle of exhaustion of the distribution right; on the conflict between users' privacy and personal data needs; and on the balance between copyright and academic freedom.Starting from the difficulties inherently connected to the difficult task of balancing rights that respond to opposing interests, each essay analyzes techniques and arguments applied by institutional decision-makers in trying to solve this dilemma. Each author applies a specific methodology involving legal comparison, while taking into account the European framework for copyright and related rights.This work represents a unique piece of scholarship, in which a single issue is read through different lenses, demonstrating the need to reconcile copyright with other fundamental areas of law.
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Questo scritto mira a delineare alcuni problemi riguardanti l'interazione tra politiche di apertura dei dati nel settore pubblico (Stato, pubblica amministrazione) e politiche sulla scienza aperta. Alcuni problemi riguardano la proprietà intellettuale: diritti di esclusiva riconducibili a brevetti per invenzione, diritti d'autore, segni distintivi, segreti commerciali. Altri problemi concernono il controllo esclusivo dei dati non ascrivibile alla proprietà intellettuale come disegnata dalle normative internazionali e nazionali (proprietà intellettuale in senso stretto), bensì a un controllo esclusivo derivante da forme anomale di proprietà intellettuale ("pseudo-proprietà intellettuale") e da un potere di fatto connesso alla tecnologia. Un controllo esclusivo che può sommarsi alla (o essere indipendente dalla) protezione legislativa della proprietà intellettuale. La tesi di questo scritto è la seguente. Oltre a creare infrastrutture pubbliche e a creare standard aperti per testi, dati e codici occorre comprimere e riordinare i diritti di proprietà intellettuale che insistono sui dati. La compressione e il riordino della proprietà intellettuale è uno degli strumenti per provare a diminuire il potere di mercato degli oligopoli dei dati. Da questa politica normativa dipende il futuro dell'autonomia e della libertà delle istituzioni di ricerca (prime fra tutte: le università) e in, ultima analisi, della democrazia.
Le attuali politiche di promozione della scienza aperta presuppongono che l'apertura sia compatibile con il rafforzamento della proprietà intellettuale (e della «pseudo proprietà intellettuale»). La presentazione è finalizzata a confutare questo presupposto, dimostrando che l'Open Science è incompatibile con il continuo rafforzamento della proprietà intellettuale. Viene discusso, a questo fine, l'esempio dei dati della ricerca.
Le attuali politiche di promozione della scienza aperta presuppongono che l'apertura sia compatibile con il rafforzamento della proprietà intellettuale (e della «pseudo proprietà intellettuale»). La presentazione è finalizzata a confutare questo presupposto, dimostrando che l'Open Science è incompatibile con il continuo rafforzamento della proprietà intellettuale. Viene discusso, a questo fine, l'esempio dei dati della ricerca.
Questo scritto mira a delineare alcuni problemi riguardanti l'interazione tra politiche di apertura dei dati nel settore pubblico (Stato, pubblica amministrazione) e politiche sulla scienza aperta. Alcuni problemi riguardano la proprietà intellettuale: diritti di esclusiva riconducibili a brevetti per invenzione, diritti d'autore, segni distintivi, segreti commerciali. Altri problemi concernono il controllo esclusivo dei dati non ascrivibile alla proprietà intellettuale come disegnata dalle normative internazionali e nazionali (proprietà intellettuale in senso stretto), bensì a un controllo esclusivo derivante da forme anomale di proprietà intellettuale ("pseudo-proprietà intellettuale") e da un potere di fatto connesso alla tecnologia. Un controllo esclusivo che può sommarsi alla (o essere indipendente dalla) protezione legislativa della proprietà intellettuale. La tesi di questo scritto è la seguente. Oltre a creare infrastrutture pubbliche e a creare standard aperti per testi, dati e codici occorre comprimere e riordinare i diritti di proprietà intellettuale che insistono sui dati. La compressione e il riordino della proprietà intellettuale è uno degli strumenti per provare a diminuire il potere di mercato degli oligopoli dei dati. Da questa politica normativa dipende il futuro dell'autonomia e della libertà delle istituzioni di ricerca (prime fra tutte: le università) e in, ultima analisi, della democrazia.
Questa presentazione mira a delineare alcuni problemi e alcune questioni riguardanti l'interazione tra politiche sulla scienza aperta e politiche di apertura dei dati nel settore pubblico (stato, pubblica amministrazione). I problemi e le questioni sui cui si intende focalizzare l'attenzione riguardano la proprietà intellettuale: diritti di esclusiva riconducibili a brevetti per invenzione, diritti d'autore, segni distintivi, segreti commerciali. Altri problemi e questioni concernono il controllo esclusivo dei dati non riconducibile alla proprietà intellettuale come disegnata dalle normative internazionali e nazionali, bensì a un controllo esclusivo derivante da forme anomale di proprietà intellettuale (pseudo-proprietà intellettuale) e da un potere di fatto connesso al potere tecnologico. Un controllo esclusivo che può sommarsi o essere indipendente dalla protezione legislativa della proprietà intellettuale. Chi è promotore della scienza aperta dovrebbe accogliere con favore l'affermazione del principio di riutilizzabilità dei dati della ricerca (art. 10 dir. 2019/1024/UE, art. 9-bis d.lgs 2006/36). Tuttavia, per come formulato e disciplinato, a cominciare dalla clausola di salvezza "nel rispetto ." della proprietà intellettuale, il principio rischia di essere inutile. Ciò per diversi ordini di ragione. a) La scienza aperta è inconciliabile con la continua espansione della proprietà intellettuale. L'Unione Europea a monte, e l'Italia a valle, non mostrano alcuna intenzione di voler invertire la tendenza espansiva della proprietà intellettuale. Anzi, i documenti programmatici - come il Piano di Azione della Commissione UE sulla proprietà intellettuale e la strategia sulla proprietà industriale del Ministero dello Sviluppo Economico - e le ultime normative – ad es. la direttiva 2019/790/UE -, mostrano esattamente il contrario: l'obiettivo è quello di rafforzare la proprietà intellettuale. Nemmeno la pandemia ha indotto un ripensamento. Basterà qui ricordare che l'Unione Europea figura tra i più strenui oppositori ...
This paper aims to outline some issues concerning the interaction, in the European Union law, between Open Data policy in the Public Sector Information and Open Science policy. On the one hand, such issues concern intellectual property: exclusive rights deriving from patents, copyright, trademarks, trade secrets. On the other hand, they concern the exclusive control of data not related to intellectual property as designed by international and national regulations (intellectual property in a narrow sense), but they regard the exclusive control deriving from abnormal forms of intellectual property ("pseudo-intellectual property") and from the actual power enhanced by technology. This exclusive control can add to (or be independent from) the protection of intellectual property conferred by law. The reflection is triggered by a novelty in the European Union policy on Open data in the Public Sector Information. The Directive 2019/1024/EU of the European Parliament and the Council of 20 June 2019 on open data and the re-use of public sector information ("Open Data Directive") changes the course of research data (article 10, recitals 27 and 28), now included in its scope. The thesis advanced by this paper is the following. Next to creating public infrastructures and implementing open standards for texts, data and code, it is necessary to restrict and reorganize the intellectual property rights on data. The restriction and reorganization of intellectual property rights are amongst the tools to attempt to decrease the market power of data oligopolies. The future autonomy and freedom of research institutions (first of all, universities) and, ultimately, the future of democracy, are at stake. Questo scritto mira a delineare alcuni problemi riguardanti l'interazione, nel diritto dell'Unione Europea, tra politiche di apertura dei dati nel settore pubblico e politiche sulla scienza aperta. Per un verso, essi riguardano la proprietà intellettuale: diritti di esclusiva derivanti da brevetti per invenzione, diritti d'autore, ...
Mentre l'UNESCO si accinge ad adottare la raccomandazione sull'Open Science, la Francia ha da poco varato il secondo piano nazionale sulla scienza aperta, e l'UE non solo finalizza il progetto Horizon Europe all'apertura dei risultati della ricerca ma inserisce le pratiche dell'Open Science tra gli elementi di valutazione delle proposte progettuali, in Italia si discute molto di politiche della Scienza Aperta senza sviluppi concreti e significativi. Anzi, oggi la scienza appare nel nostro Paese meno aperta e libera: i condizionamenti politici e privati si fanno via via più pesanti.
La lezione prova a illustrare alcune premesse storiche e concettuali della direttiva copyright 2019/790. Mentre gran parte del dibattito sul copyright si focalizza su questioni economiche, la discussione sul diritto d'autore nell'era digitale riguarda questioni politiche fondamentali che attengono alla tenuta delle società demcratiche.
1.Proprietà intellettuale vs Scienza aperta 2.Politica del diritto a monte (rapporti tra open science e proprietà intellettuale; limiti in ampiezza della proprietà intellettuale; brevetti universitari) e politica del diritto a valle (licenze obbligatorie, sospensione) 3.Una scelta etica a monte: l'esempio della politica brevettuale dell'Istituto Mario Negri
This paper aims at critically addressing the issue of intellectual property in the biomedical and health fields, focusing on the equitable and rapid distribution of anti-COVID-19 vaccines on a global scale. The main allegation is not new: open science is incompatible with policies aimed at extending and strengthening intellectual property. However, this same thesis deserves further attention in relation to the ongoing public debate and national and international policy choices. The paper starts from the refutation of the arguments in favour of private patents on vaccines (paragraph 2), then it provides an overview on of the debate on downstream policies (paragraph 3) and discusses some upstream policies (paragraph 4); some conclusions follow (paragraph 5). Questo scritto intende affrontare criticamente il tema della proprietà intellettuale in campo biomedico e sanitario, con particolare riferimento alla questione dell'equa e rapida distribuzione su scala globale dei vaccini anti-COVID-19. La tesi di fondo non è nuova: la scienza aperta è inconciliabile con politiche di estensione e rafforzamento della proprietà intellettuale. Pur non essendo nuova, la tesi merita un approfondimento in relazione al dibattito pubblico in corso e alle scelte politiche nazionali e internazionali. Si prenderà le mosse dalla confutazione degli argomenti a favore di brevetti privati sui vaccini (paragrafo 2), per poi offrire una sintesi del dibattito sulle politiche a valle (paragrafo 3), discutere alcune politiche a monte (paragrafo 4) e infine svolgere alcune conclusioni (paragrafo 5). ; https://www.robertocaso.it/2021/05/19/pandemia-e-vaccini-lirrisolvibile-antagonismo-tra-scienza-aperta-e-proprieta-intellettuale/
Nella decisione VG Bild-Kunst la Corte di Giustizia dell'Unione Europea stabilisce che l'art. 3, par. 1, della dir. 2001/29/Ce sul diritto d'autore nella società dell'informazione che regola il diritto di comunicazione al pubblico deve essere interpretato nel senso che costituisce una comunicazione al pubblico ai sensi di tale disposizione il fatto di incorporare, mediante la tecnica del framing, in una pagina Internet di un terzo, opere protette dal diritto d'autore e messe a disposizione del pubblico in libero accesso con l'autorizzazione del titolare del diritto d'autore su un altro sito Internet, qualora tale incorporazione eluda misure di protezione contro il framing adottate o imposte da tale titolare. La decisione costituisce una pericolosa estensione del diritto di comunicazione al pubblico e della nozione di misure tecnologiche di protezione prevista dall'art. 6 della dir. 2001/29/Ue che rischia di avere un impatto negativo sul Web nonché sulla libertà di pensiero e informazione. In the VG Bild-Kunst decision the CJEU commented on art. 3 par. 1 of copyright InfoSoc 2001/29/EC directive which regulates the right of communication to the public. The court held that the provision must be interpreted as meaning that the embedding, by means of the technique of framing, in a third party website page, of works that are protected by copyright and that are freely accessible to the public with the authorisation of the copyright holder on another website, where that embedding circumvents measures adopted or imposed by that copyright holder to provide protection from framing, constitutes a communication to the public. The decision represents a dangerous extension of the right of communication to the public and of the notion of technological protection measures included in the art. 6 of the InfoSoc directive, and it can have a negative impact on the Web and on the freedom of expression and information.