Le politiche agro-ambientali della Slovenia: legislazione in vigore e prospettive di sviluppo
In: Est-ovest: rivista di studi sull'integrazione europea, Band 32, Heft 2, S. 23-52
ISSN: 0046-256X
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In: Est-ovest: rivista di studi sull'integrazione europea, Band 32, Heft 2, S. 23-52
ISSN: 0046-256X
Anche se le regolazioni sul commercio dei prodotti agricoli si sono evoluti dagli obiettivi di piena liberalizzazione perseguiti per il commercio dei prodotti industriali, le regole del GATT sono state applicate fin dall'inizio. L'autore dell'articolo ricostruisce il quadro normativo delle fonti internazionali, con particolare attenzione all'Accordo SPS (sulle misure sanitarie e fitosanitarie), all'Accordo TBT (sulle barriere tecniche al commercio), e all'Accordo TRIPs (Trade Related Intellectual Property Rights; Accordo sugli aspetti commerciali dei diritti di proprietà intellettuale). La seconda parte dello studio approfondisce il tema del commercio e dell'informazione a garanzia del diritto internazionale umanitario, partendo da un esame del caso del vino israeliano e dalla motivazione della sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea (C-368/18). Da quando l'OMC è stata istituita sono avvenuti molti cambiamenti, ma soprattutto c'è stata un'inversione di rotta da parte dei Paesi industrializzati che hanno scelto di stimolare accordi commerciali bilaterali rispetto al sistema multilaterale, minando così l'importanza delle regole dell'OMC. La novità più significativa di questa evoluzione è che tali accordi bilaterali non sono più da considerare come ulteriori sviluppi nella costruzione del sistema multilaterale, ma sono spesso diventati dei veri e propri ostacoli alla ricostruzione. Per l'autore, sono proprio le regole del commercio internazionale stabilite con l'OMC a offrire le migliori garanzie di fronte alla crescita degli scambi e alla conquista sempre più crescente di quote significative del mercato mondiale da parte dei Paesi più aggressivi. Le crisi economiche degli ultimi anni e, soprattutto, i recenti sconvolgimenti dei mercati internazionali a seguito della pandemia hanno mostrato la necessità di rinnovare l'agenda globale, legando indissolubilmente la circolazione delle merci (soprattutto agricole) ad ulteriori obiettivi che non possono prescindere dal cambiamento climatico, dalla lotta all'inquinamento e dalla soluzione dei problemi ambientali che sono diventati temi da considerare come tasselli di un unico grande mosaico. Questi obiettivi richiederebbero un rilancio del multilateralismo e confermerebbero l'importanza di trovare un anello comune all'interno dell'OMC. ; Mimo że regulacje dotyczące handlu produktami rolnymi są wynikiem procesu liberalizacji handlu produktami przemysłowymi, to w przypadku produktów rolnych od początku stosowane były zasady GATT. W artykule dokonano rekonstrukcji ram regulacyjnych źródeł międzynarodowych, ze szczególnym uwzględnieniem porozumienia SPS (środki sanitarne i fitosanitarne), porozumienia TBT (bariery techniczne w handlu) i porozumienia TRIPs (prawa własności intelektualnej związane z handlem). Następnie przedstawiono zagadnienia handlu i informacji gwarantujących międzynarodowe prawo humanitarne, w tym analizę sprawy izraelskiego wina i uzasadnienia wyroku Trybunału Sprawiedliwości Unii Europejskiej (C-368/18). Od czasu utworzenia WTO zaszło wiele zmian, przede wszystkim zmiana orientacji w krajach najbardziej uprzemysłowionych, które zdecydowały się na zawieranie dwustronnych umów handlowych zamiast wielostronnych, podważając tym samym sens przepisów WTO. Uważa się bowiem, że porozumienia dwustronne nie przyczyniają się już do rozwoju systemu wielostronnego, ale często stoją mu na przeszkodzie. Według autora zasady handlu międzynarodowego ustanowione w ramach WTO mogą stanowić najlepszą gwarancję wobec rozwoju handlu i zdobywania coraz większych udziałów w rynku światowym przez najbardziej ekspansywne kraje. Kryzysy gospodarcze ostatnich lat, a zwłaszcza wstrząsy na rynkach międzynarodowych spowodowane pandemią, pokazały, że konieczny jest powrót do globalnego programu działań, łączący przepływ towarów (zwłaszcza rolnych) z innymi celami, których osiągnięcie powiązane jest ze zmianami klimatycznymi, walką z zanieczyszczeniem i rozwiązaniem problemów środowiskowych, gdyż są to elementy jednej całości. Wymagałoby to jednak postępowania zgodnie z zasadami multilateralizmu i znalezienia wspólnego mianownika w ramach WTO. ; Even though the regulation on the trading in agricultural products has evolved from the objectives of full liberalisation pursued for the trade in industrial products, the GATT rules have been applied to agricultural products from the very outset. The author of this article reconstructs the regulatory framework of international sources, with particular attention to the SPS Agreement (the Sanitary and PhytoSanitary measures), the TBT Agreement (the Technical Barriers to Trade), and the TRIPs Agreement (Trade Related Intellectual Property Rights). The second part of the essay delves into the issue of trade and information to guarantee international humanitarian law, starting from the examination of the Israeli wine case and the reasoning of the Court of Justice of the European Union in its judgment (C-368/18). Since the establishment of the WTO, many changes have taken place, but above all there has been a reversal of direction by the most industrialized countries that have chosen to stimulate bilateral trade treaties over the multilateral system, thus undermining the importance of the WTO rules. The most significant novelty of this evolution is that such bilateral agreements are no longer to be considered as further developments in the construction of the multilateral system, but have often become real obstacles to this reconstruction. For the author, it is precisely those rules of international trade established with the WTO that can offer the best guarantees in the face of trade growth and the ever-increasing conquest of significant shares of the world market by the most aggressive countries. The economic crises of the recent years and, above all, the recent upheaval in international markets following the pandemic have shown the need to renew the global agenda, indissolubly linking the movement of goods (especially agricultural goods) to further objectives that cannot be separated from climate change, the fight against pollution and the solution to environmental problems which have become issues to be considered as pieces of a single large mosaic. These objectives would require a relaunch of multilateralism and confirm the importance of finding a common link within the WTO.
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Dottorato di ricerca in Scienze e tecnologie per la gestione forestale e ambientale ; Negli ultimi anni l'attenzione degli studiosi si è accentrata sempre di più sulle problematiche della difesa del territorio dall'inquinamento da fonti diffuse in particolare di origine agricola. L'attività agricola, infatti, se da un lato costituisce un fattore di difesa della terra da altri usi che ne riducono il valore ambientale (uso a scopo abitativo o industriale, trasporti ecc.), può determinare effetti nocivi sulla qualità del suolo, di natura fisica (erosione, desertificazione, saturazione e compattamento), chimica (acidificazione, salinizzazione, contaminazione da pesticidi e metalli pesanti), biologica (alterazioni nell'equilibrio tra microrganismi e nei contenuti di humus). Le Misure Agroambientali, nell'ambito delle politiche di sviluppo rurale, costituiscono uno degli strumenti d'intervento attraverso i quali si persegue l'obiettivo fondamentale dell'integrazione della problematica ambientale nella Politica Agricola Comunitaria. L'obiettivo dello studio è stato quello di individuare una metodologia capace di valutare l'impatto che le suddette Misure Agroambientali hanno avuto sul suolo (riduzione dell'erosione) e sui corpi idrici (inquinamento la fosforo e azoto) basata sul confronto tra scenari: con e senza l'applicazione delle Misure. Sono stati presi come casi di studio i Piani di Sviluppo Rurale delle Regione Lazio ed Emilia Romagna. La metodologia messa a punto offre la possibilità al Valutatore del Piano di individuare sia le "aree critiche" ossia quelle parti del territorio di maggiore sensibilità rispetto alle problematiche dell'erosione e dell'inquinamento, sia le azioni/interventi/impegni più efficaci per contrastare e ridurre tali fenomeni (BMPs), permettendo così di trarre indicazioni, suggerimenti e proposte per la futura programmazione di sviluppo rurale. ; In the last years the interest of the researchers has always adressed more towards the land defense from the agricoltural non point pollution sources. The conventional agricultural practices, in fact, can determine injurious effects on the soil and water quality of chemical, biological and physic nature. The Agricultural Best Management Practices offers the possibility to reduce these bad effects on the rural environment. The study target is to caracterize a methodology to evaluate the impacts on the soil and water of these BMPs trought a comparation of two different situations: with and without the BMPs. A case study are the development rural Plans of Lazio and Emilia Romagna Regions.
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Dottorato di ricerca in Scienze e tecnologie per la gestione forestale ed ambientale ; Il persistere di sensibili livelli di inquinamento e di fenomeni di eutrofizzazione nei corpi idrici, nonostante l'evoluzione tecnologica degli impianti di trattamento delle sorgenti puntiformi e la capillarità dei controlli, ha mostrato l'importanza dell'impatto ambientale delle fonti d'inquinamento di tipo diffuso, ed in particolare di quelle di origine agricola. L'entità e la diffusione del problema sono tali da aver attirato negli ultimi anni una crescente attenzione, a livello locale, nazionale ed europeo, da parte degli Enti preposti alla gestione del territorio e delle Istituzioni legislative, le quali hanno prodotto una notevole quantità di strumenti normativi e pianificatori (1991/696/CE; 2000/60/CE; L. 183/89; D.lgs. 152/99). Considerata la complessità del fenomeno ed il suo stretto legame con la gestione del territorio, una strategia di contrasto efficace non può prescindere da un approccio ed un esame del problema di tipo integrato, pertanto, uno studio a scala di bacino idrografico può essere certamente proficuo, quando non necessario. Il presente lavoro di tesi, svolto nell'ambito del progetto di ricerca europeo EuroHarp (EVK1-CT-2001-00096), è consistito nello studio e nell'applicazione di modelli matematici per l'analisi e la quantificazione a scala di bacino idrografico dei fenomeni di inquinamento da fonti diffuse e nell'analisi delle interazioni esistenti fra gestione del territorio e lo stato complessivo dei corpi idrici. Nel corso del nostro studio un'attenzione particolare è tata rivolta al comparto agro-forestale. Dopo aver esaminato e confrontato fra loro i principali modelli di simulazione descritti in letteratura numerose ragioni, connesse alle sue caratteristiche, ci hanno indotto all'adozione del modello SWAT (Soil and Water Assessment Tool) nato dalla collaborazione fra lo USDA-ARS e la A&M Texas University. Si è scelto di applicare il modello al bacino idrografico del fiume Enza (Emilia Romagna), poiché per la complessità delle caratteristiche (orografia, land cover, land management) del suo territorio e la completezza delle informazioni climatico–ambientali disponibili, si presentava particolarmente idoneo ai fini del nostro studio. Trattandosi di un modello di tipo gestionale, SWAT ci ha permesso non solo di stimare l'apporto ai corpi idrici dei nutrienti di origine agricola (azoto e fosforo), sulla base dell'attuale uso e gestione del territorio, ma anche di simulare scenari di management differenti e quindi di valutare gli effetti di diverse pratiche di gestione e di uso del suolo. SWAT inoltre ci ha consentito di eseguire anche una stima del bilancio idrologico, e delle sue componenti (sotterranee e superficiali), oltre ad una valutazione del carico dei sedimenti prodotti, permettendo pertanto un'analisi complessa, quantitativa e qualitativa, dello stato del bacino. Analisi che abbiamo potuto approfondire a più livelli, ovvero a livello di corso d'acqua, di intero bacino, di sottobacini ed, in fine, di HRU (Homogeneous Response Unit), cioè di singole unità "soil type – land use". La possibilità di interfacciare il modello con il GIS ArcView, oltre a semplificarne le modalità d'impiego ed ampliarne la versatilità, ci ha permesso di elaborare una serie di carte tematiche in cui sono facilmente riconoscibili, ad esempio, le aree che contribuiscono maggiormente all'apporto di nutrienti o alla produzione di sedimenti oppure nelle quali è più elevato il runoff o la percolazione e così via. ; High pollution levels and eutrophication persisting in the water bodies, despite the technological evolution of the WWTP and the capillarity of the point sources controls, it has shown the importance of the environmental impact of the diffuse pollution sources, especially from agricultural land. The huge diffusion of the problem has attracted in the last years an increasing attention, from local to EC level, of management authority and legislative institutions, that have produced several normative and planners tools. Considered the complexity of the event and his links with the land management, an effective contrast strategy cannot put aside from an integrated approach and examination of the problem, therefore, a study at basin scale can certainly be profitable, when not necessary. This research, developed within the European project EuroHarp (EVK1-CT-2001-00096), has consisted in the study and in the application of mathematical models on the analysis and quantification at basin scale of diffuse pollution dynamics, with specal attention to agricultural sources. Also it has been investigated the interactions between land management and water bodies status. After the test of the main simulation models described in literature numerous reasons, connected to the characteristics of the model, have leaded us to the use of SWAT (Soil and Water Assessment Tool), produced by the USDA-ARS and the A&M Texas University. The model has been applied to the Enza river basin (Emilia Romagna), particularly fit to the goals of our study due to the complexity of the land management and the completeness of the available climatic and environmental data. River Enza, a tributary of the Po river, originates in the Apennines at the border of Tuscany and Emilia Romagna, between the Acuto mountain (1756 m a.s.l.) and the Alpe di Succiso (2016 m a.s.l.).The river flows for about 99 Km and drains a catchment area of 900 km2, that can coarsely be divided into three parts: a southern mountain area, a central hilly area and a northern plain area. The main tributaries of the Enza River are the Termina and Tassobbio torrents. Being a managerial model, SWAT has not only allowed us to assess of the nutrients (nitrogen and phosphorus) loads from agricultural land in the water bodies, on the base of the actual land use, but also to simulate different management scenerios and therefore to evaluate the effects of different management practices and land use. Besides SWAT has allowed us to assess the water balance and the sediments load, allowing therefore a complex, quantitative and qualitative analysis, of the state of the basin. Analysis that we have been able to multilevel deepen: reach; whole watershed; subbasins; HRUs (Homogeneous Response Unit), that are single "soil type - land use" units. The user during the simulation process can employs the ArcView GIS interface, it simplifies the model use and improve its versatility. Also using the interface the user can produce thematic maps, very helpful to highlight subbasins with high nutrient or sediment loads, high runoff, and so on.
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Soil pollution by potentially toxic metal(loid)s (PTMs) is a globally widespread problem because of most metals don't undergo microbial or chemical degradation, and their total concentration in soil persists for a long time after their introduction. For these reasons is necessary to find soil remediation technologies, also to minimize the potentially accumulation of metals in the food chain. During the last decades, the application of the "green technologies" found the interest of the scientific community because more cost-effective and easily applicable. In this thesis, the importance of an appropriate sampling scheme to assess the PTMs pollution in agricultural soils subjected to waste disposal and dumping, the relevance of bioavailability assessment for phytoremediation and the potential PTMs (im)mobilization by amendments application were studied. The choice of a most appropriate sampling scheme is a crucial step to establish soil pollution and, consequently, risk management. The sampling scheme should be able to detect the pollution level, determine its geographical extension and, possibly, the background level of pollution in the area. Usually, the high cost of the laboratories analysis and the difficulty of managing extensive soil sampling, lead to choose wide grids of sampling (from 25x25 m to 5x5 km) and to bulk discrete soil samples to obtain composite samples. However, when strong concentration gradients exist in the field compositing the discrete soil samples may significantly underestimate the risk posed by the pollutants. For this reason, the degree and spatial variability of soil pollution by PTMs, in three agricultural sites, subjected to waste disposal, were assessed applying a soil sampling scheme based on a two-level grid resolution. On the first level, a regular low-resolution 10x10 m grid was defined. On the second level, each grid was subdivided into nine high-resolution 3x3 m subplots. Discrete soil samples were taken from each 3x3 m plot. Composite soil samples were made bulking aliquots from the discrete soil samples. Soil samples were collected from both 'topsoil' (0-30cm) and 'subsoil' (30-60 cm) layers to evaluate vertical gradients. Comparing the statistical analysis and various pollution indices data from composite and discrete soil samples, only Giugliano (GI) site resulted to be polluted . Indeed, from the analysis of composite data, GI site appeared to be slightly polluted by Cu and Zn (mean content of 131 and 95 mg kg-1, respectively). When the same analysis and indices were applied to discrete soil data, the slightly polluted site became highly polluted by Cu (mean and max of 276 and 1707 mg kg-1) and Zn (174 and 972 mg kg-1), and slightly polluted by Sb and As (max of 15 and 30 mg kg-1). Furthermore, a large inhomogeneity in soil pollutant spatial distribution emerged. Most part of existing legislations on soil remediation, define an area as potentially polluted on the basis of the total or pseudototal content of PTMs. However, to establish the risk associated to soil PTMs pollution, it is crucial to determine the mobility and bioavailability of pollutants, the latter defined as the fraction of the total metal(loid)s available to the receptor organism. Based on the previous work results, the mobility and bioavailabilityof Cu and Zn in polluted discrete soil samples was investigated applying single and sequential extraction procedures. Main aim of this work was, to assess the feasibility and the effectiveness of a phytoremediation action of the soil based on Eucalyptus planting assisted by compost, Trichoderma sp. and microorganisms. 1M NH4NO3 and 0.05M EDTA extractions were applied, before and during the phytoremediation treatment, to assess the readily and potentially bioavailable amounts of Cu and Zn. The amount of both metals extracted by 1M NH4NO3 was from 0.1 to 7.9 % of respective total contents while the amount extracted by 0.05 M EDTA ranged from 13 to 64 % of total content. After one year from planting, a significant reduction of Cu and Zn bioavailable amounts was observed, without any difference between the several applied treatments. Plants uptake was not significantly correlated with both chemical extractions and a general underestimation of 1M NH4NO3 bioavailable Zn in comparison with plant uptake was observed. Both single and sequential extractions suggested an higher mobility of Zn respect to Cu in soil. A reduction of the plant uptake efficiency, as assessed by the accumulation factor in correspondence of highly polluted plots was observed. Overall, in the study sites currently under assisted phytoremediation, the chosen treatments appear to be effective in reducing at least the mobile and plant available PTMs content of the soil. When it is not possible to remove the metal(loid)s from polluted soils, other options, such as immobilization treatments should be considered as an integral part of risk management. Immobilization technique consists in an increasing of PTMs retention on soil. In agriculture, several amendments are frequently used to improve the soil properties. Many of them may modify significantly the mobility of PTMs in the soil environment. Part of the thesis work was, therefore, focused on the influence of organic and inorganic amendments on the bioavailability of As and Cd in two Australian soils with different physico-chemical properties. Soils were spiked with As and Cd and, after four weeks, incubated with poultry manure (PM), poultry manure biochar (PMBC) and coal fly-ash (CFA). After other four weeks, the incubated samples were analysed for pH and bioavailability of As and Cd, assessed by1M NH4NO3 extraction and pore-water analysis. These data were compared with plant uptake, using maize (Zea mays L.) as test crop. Cadmium was almost completely immobilized in all treated soils, mostly due to the influence that the amendments had on soil pH. Indeed, the higher pH of soil A (8.5±0.03), automatically reduced the bioavailability of Cd, independently of the applied treatment. Opposite behaviour was observed for As, whose bioavailability generally increased after amendments addition. Indeed, in soil B with pH 5.1±0.03, the As bioavailability was lower than in soil A and the application of amendments always increased the bioavailable fraction. These trends were confirmed by maize uptake. In conclusion, the application of amendments to reduce the mobility and bioavailability of metal(loid)s in polluted soil resulted efficient for Cd and inefficient for As. This different behaviour was mainly related to their different nature (cation and anion, respectively) and intrinsic properties. Hence, the amendments, modifying soil characteristics, can influence the metal(loid)s mobility and bioavailability but their effect is related to the metal properties. A similar experiment was carried out with soil and sludge from the ex-ILVA brownfield area located north of Naples city (south Italy). A phytoremediation study was carried out for two consecutive years, involving the use of humic acids to enhance the adaptability and grown of A. Donax on polluted soil and post-washing sludge with attention to the mobility and bioavailability of PTMs. The humic acid application significantly increased the biomass production, in both soil and sludge. In particular, although A. donax grown on the most polluted substrate, i.e. sludge, it was interesting to observe an increasing of plant biomass as a consequence of humic acid addition, maybe due to an improvement of rhizosphere N cycling activity consequent to more intense root activity and exudation. The addition of humic acid, although useful for the plant growth, had no influence on Pb and Zn mobility and bioavailability, in both soil and sludge, probably as a consequence of the high pH value of both substrates. Despite the low bioavailability of the metals in soil and sludge, A. donax uptaken more Pb and Zn than the amounts "predicted" by 1M ammonium nitrate extraction, confirming the high ability of A. donax to phytoextract metals in all conditions and, hence, encouraging its use for phytoremediation purposes.
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L'autore introduce il tema dell'articolo evidenziando le trasformazioni dell'ambiente per effetto dell'intervento dell'uomo con le sue idee di produzione di merci, di benessere e di ricchezza e delle tecnologie che progressivamente prendono il sopravvento sui processi naturali dell'ambiente. A partire dagli anni quaranta del Novecento la crisi dei rapporti fra l'uomo e la biosfera si è fatta ancora più grave a causa del rapido aumento della popolazione mondiale e per l'estendersi del processo di industrializzazione ai paesi fin allora rimasti esclusi da tale processo. L'autore passa poi ad osservare come si operi un uso indiscriminato delle tecnologie senza rendersi conto che affrontare le relative conseguenze negative implica il superamento di almeno cinque trappole. Anzitutto la trappola dell'agricoltura per l'uso di fertilizzanti, antiparassitari, prodotti chimici. Poi la trappola dell'energia per la non rinnovabilità di alcune di tali energie e l'inquinamento dell'ambiente. In terzo luogo la trappola dell'acqua sprecata e inquinata, poi la trappola della città, e infine la trappola degli armamenti. L'articolo è concluso con la valutazione del "cosa fare" più in generale e a livello delle politiche sociali: anzitutto l'autore richiama la politica di gestione delle risorse e la realizzazione di una tecnologia sociale appropriata, con la creazione di istituzioni per la tutela dell'ambiente (dei Dipartimenti) e la formazione dell'opinione pubblica attraverso l'educazione e la divulgazione delle informazioni utili, non solo per i prossimi decenni, ma anche per i prossimi secoli. ; The author begins his analysis with a survey of the environmental changesbrought about by human activity and ideas about the production of goods, well-being and wealth, as well as the technology that increasingly prevails over the natural processes of theenvironment. Since the 1940s man's relationship with the biosphere has been blighted by the rapid increase in the world's population and the extension of industrialisation to countries hitherto excluded from it. The author goes on to observe that the indiscriminate use of technology with no consideration for its consequences has left humankind facing at least five traps. The first is the agricultural trap, caused by fertilisers, pesticides and chemical products. The second is the energy trap, the result of non-renewable sources and pollution. The otherthree are the water trap, created by waste and pollution, the city trap and the armaments trap. The article concludes with an assessment of what can be done in general and regarding social policies in particular. The author calls for a proper resources policy, the promotion of social technology, the establishment of new environmental institutions and a public awareness campaign designed to disseminate information useful not only for the coming decades but the next centuries.
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Le aree protette sono quei territori sottoposti ad uno speciale regime di tutela e di gestione, nei quali si presenta un patrimonio naturale e culturale di valore rilevante. Nel presente lavoro si è presa in esame la pianificazione della Riserva Naturale di Tuscania (provincia di Viterbo, alto Lazio), con gli obiettivi di: conservazione dei valori ambientali e di sviluppo economico sostenibile, come disposto della legge istitutiva L.R. 29 del 1997. La sfida è quindi quella di riuscire a promuovere nelle aree protette uno sviluppo economico e sociale rispettoso della conservazione dei ritmi e dei valori della natura, ma allo stesso tempo capace di favorire il rilancio degli antichi saperi artigianali e la creazione di nuove professionalità nel campo dei beni ambientali e culturali e delle attività turistiche compatibili. Si è esaminato lo stato ambientale della Riserva Naturale di Tuscania, rilevando lo stato della flora e della fauna presente, l'ambiente fisico e l'archeologia, lo stato del centro storico (che è all'interno della Riserva), e gli impatti dell'attività agricola delle attività antropiche presenti, cercando di arrivare ad una zonazione della Riserva che rispetti le vocazionalità del territorio. Il coinvolgimento degli Enti per la realizzazione del piano d'assetto della Riserva Naturale di Tuscania, è stato continuo e costruttivo ed ha visto nell'ufficio del parco (istituito verso la fine del 2004), un punto di riferimento per tutti i cittadini di Tuscania e non solo. Quindi compito della gestione sostenibile è quello di regolare l'uso degli ecosistemi e delle risorse su livelli che siano tollerabili dal sistema e che quindi non depauperino le risorse a nostra disposizione. Per la Riserva Naturale di Tuscania è stato predisposto un SIT-GIS per gestire e rielaborare, tutte le informazioni che sono state raccolte nella fase di indagine dello studio scientifico, per definire le vocazioni analizzando tutti gli aspetti caratterizzanti il territorio dell'area naturale,percependola non come una parte geografica a se, ma inserendola nel più vasto concetto di pianificazione intercomunale, provinciale, regionale e nazionale. Il ruolo fondamentale della zonazione è quindi, quello di garantire la conservazione dei valori del territorio assegnando vincoli di tutela diversi alle diverse zone. Lo studio effettuato ha evidenziato la vocazione della Riserva Naturale di Tuscanica (RNT), che è di "parco rurale", che vede nel paesaggio culturale, ovvero storicamente influenzato dall'uomo, la peculiarità principale. A questa si aggiunge la propensione a "parco archeologico", date le antichissime vicende di questo territorio, importante centro etrusco. Dallo studio è emerso che al centro della problematica ambientale c'è il fiume Marta, che scorre nel cuore della Riserva da nord a sud. Il Marta è profondamente perturbato dalla regolazione del lago di Bolsena (paratoie all'incile), dalle centrali idroelettriche ENEL, che interrompono per lunghi e numerosi tratti il corso medio-alto del fiume Marta e dalla presenza di prese irrigue lungo il suo corso. La qualità delle acque è modesta, con ripercussioni sulla microfauna (indice IBE) che sui pesci. Ad appesantire il carico sul fiume c'è anche una cartiera ed il depuratore comunale che oltre gli scarichi civili sopporta anche le acque nere del mattatoio. Per quanto riguarda le fonti diffuse agricole di inquinamento, il problema non appare di estrema urgenza, se non altro paragonato a quanto esaminato sino ad ora, sulle altre fonti di inquinamento; se ne può dedurre quindi, che le attività agricole presenti ad oggi nella RNT possono essere ascritte alla categoria delle pratiche compatibili, nel senso che attribuisce a tale termine la legge 394/1991 e la L.R. 29/1997 (art. 26). Ma la normativa, troppo indirizzata verso una zonazione riferita quasi esclusivamente sul tasso di antropizzazione del territorio, ha reso abbastanza difficoltoso il compito di assegnazione delle zone e sottozone alla RNT. Le disposizioni da rispettare derivano: della legge regionale istitutiva n. 29/97, delle Linne Guida della Regione Lazio e dello schema standard della Regione. Il problema fondamentale della zonazione è quello di cadere facilmente in una separazione netta tra gli habitat, causando quindi una disomogeneità interna all'area protetta. Allo stesso modo, si creano disomogeneità esterne nel momento in cui il parco diventa un'area avulsa a tutto quello che è esterno ai propri confini. A tale scopo, il Piano di Assetto redatto propone un Agenda 21 per permettere agli enti locali di poter gestire in modo compatibile ed unitario la questione ambientale attraverso una polita locale che abbia come obiettivo comune una condivisione di responsabilità per uno sviluppo sostenibile. Ad oggi le restrizioni dettate delle norme di salvaguardia limitano in maniera seria lo sviluppo di Tuscania. Ciò fa avvertire la Riserva come un ente burocratico, un soggetto vincolate lo sviluppo del territorio. Per tali ragioni si auspica una celere approvazione del PdA da parte della Provincia di Viterbo e della Regione Lazio, in modo da poter permettere alla RNT di sviluppare tutte le azioni finalizzate alla tutela e conservazione dell'ambiente ed allo stesso tempo, la concretizzazione di uno sviluppo sostenibile per il territorio. ; The protected areas are those territories subordinates to a special program of protection and management, in which is present a natural and cultural patrimony of important value. In the present job the planning of the Natural Reserve of Tuscania, (country of Viterbo, north Lazio), has been considered with objects of conservation of the environmental values and sustainable economic development, like disposed of law L.R. 29 of 1997. The challenge is to promote in the protected areas an economic development and in the same time conservation of the rhythms and the values of the nature. We examined the state of the flora and the fauna present in the Reserve, the physical atmosphere and archaeology, the state of the historical center (that is inside of the Reserve), and the impacts of the agricultural activity and the anthropic activities present, trying to arrive to a zonation of the Reserve who respect the vocation of the territory. The involvement of the Pubblic Agencies for the realization of the plan in order of the Natural Reserve of Tuscania, has been continuous and constructive and has seen in the office of the park (instituted towards the end of 2004), a point of reference for all the citizens of Tuscania and not only. Therefore, task of the sustainable management is to regulation the use of the ecosystems and the resources on levels that are tolerable from the system and that respect the resources to our disposition. For the Natural Reserve of Tuscania it has been predisposed a SIT-GIS in order to manage all the informations that have been collections in the phase of surveying of the scientific study, in order to define the vocations, analyzing all the characterizing aspects of the territory of the natural area, perceiving it not like a geographic part but inserting in the immensest concept than intercomunale, provincial, regional and national planning. The fundamental role of the zonation is therefore to guarantee the conservation of the values of the territory being assigned various ties of protection to the various zones. The study has evidenced the vocation of the Natural Reserve of Tuscania (RNT), that it is of "rural park", that sees in the cultural landscape, that is historically influenced from the man, the main peculiarity. To this joins the vocation "to archaeological park", like an important Etruscan center. From the study it is emerged that to the center of the problematic is the Marta river, that slides in the heart of the Reserve from north to south. The Marta is disturbed from the regulation of the lago of Bolsena (floodgates to the incile), from hydroelectric centers of ENEL, that they interrupt for long and numerous features the uppermiddle course of the Marta river. The quality of waters is modest, with repercussions on the microfauna (index IBE) that on the fish. To weight down the cargo on the river there is also one paper factory and the communal water conditioner for the civil drainages and also black waters of the slaughterhouse. As far as the diffused sources of agricultural pollution, the problem does not appear of extreme urgency, if not other compared with the other pollution sources; can some deduce therefore, that the agricultural activities presents today to the category of the compatible ones, in the sense that attributes to such term the law 394/1991 and L.R. 29/1997 (art. 26). But the norm, too much addressed towards a zonation reported nearly exclusively on the rate urbanization of the territory, has rendered enough difficult the task of allocation of the zones and subzones to the RNT. The dispositions to respect derive: of the institutive regional law n. 29/97, of the guide line of the Lazio Region and the outline standard of the Region. The fundamental problem of the zonation is that easy falling in one clean separation between the habitats. To such scope, the Plan in Order proposes an Agenda 21 in order to allow to the local agencies of being able to manage in compatible way the environmental system through one local politicy that has like common objective a sustainable development. Today the restrictions dictated of the safeguard norms, limit seriously the development of Tuscania. That makes to perceive the Reserve like a bureaucratic agency, a subject bound the development of the territory. For such reasons hope a quick approval of the PdA from part of the Country of Viterbo and the Lazio Region, so as to be able to allow the RNT to develop a sustainable development for the territory.
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Dal 2010 è in corso il Progetto Life + 08NAT/IT/000369 "Gypsum" 2, cofinanziato dall'Unione Europea, finalizzato alla tutela e gestione dei principali ambienti gessosi dell'Emilia Romagna. Nell'ambito dell'Azione A3 è previsto un monitoraggio pluriennale dei principali acquiferi carsici sotto l'aspetto chimico e microbiologico. Nel corso del primo anno sono state analizzate le acque carsiche su circa 50 punti di controllo (inghiottitoi, fiumi, torrenti in grotta, e risorgenti). In generale l'obiettivo di questa sperimentazione è quello di valutare l'impatto di sostanze di origine agricola o di altre forme di inquinamento, legate ad insediamenti o attività antropiche o fattori naturali, in acque di grotta. La sperimentazione è stata sviluppata tramite tecniche microbiologiche classiche e di biologia molecolare (PCR 16S rRNA e PCR-DGGE), finalizzate alla caratterizzazione delle popolazioni microbiche presenti nei diversi siti di prelievo e alla determinazione di loro eventuali variazioni e/o evoluzioni. I valori di carica microbica totale determinati oscillavano da un massimo di 3.32 ad un minimo di 0.18 log UFC/ ml e da un massimo di 2.26 fino a valori al di sotto del limite di determinazione (1 log UFC/ml) per quanto riguarda i coliformi totali e fecali. Le analisi genetiche hanno mostrato la presenza di numerosi specie batteriche (Agrobacterium tumefaciens, Pseudomonas spp., Rahnella aquatilis, Stenotrophomonas maltophilia, Pedobacter swuonensis, Enterobacter spp., Aeromonas hydrophila, Citrobacter, Klebsiella and Raoultella). I microrganismi identificati possono avere diverse origini, alcuni provengono dal terreno, altri possono essere comuni contaminanti delle acque ed altri avere un'origine antropica (batteri fecali). Fino a questo step del progetto, l'analisi PCR-DGGE ha evidenziato le evoluzioni ecologiche, in termine di popolazioni microbiche, presenti tra i diversi campioni e i diversi siti di campionamento all'interno di una stessa grotta. ; The Project Life + 08NAT/IT/000369 "Gypsum" 2, co-financed by the European Union, has started in the spring of 2010. This project aims to protect and manage the main karst caves and sites of Emilia-Romagna region. The A3 action provides a periodic monitoring of the main karst aquifers in terms of chemistry and microbiology. During the first year and a half, karst waters of 50 control points were analysed (sinking streams, rivers and streams in caves, and resurgences). The objective of this study is to evaluate the impact, in the waters of the cave, of agricultural substances or other forms of pollution or settlements related to human activities or natural factors. The experiment was developed using traditional microbiology techniques and molecular biology techniques (PCR and 16S rRNA PCR-DGGE), focused on the characterization of microbial populations in the different sampling sites and determination of their variations and/or changes. The total microbial concentration ranged from a maxiimum of 3.32 or 2.26 to values below the limit of detection (1 log CFU/ml) for total and faecal colifroms, respectively. The genetic analysis showed the presence of numerous bacterial species (Agrobacterium tumefaciens, Pseudomonas spp., Rahnella aquatilis, Stenotrophomonas maltophilia, Pedobacter swuonensis, Enterobacter spp., Aeromonas hydrophila, Citrobacter, Klebsiella and Raoultella). The organisms identified have different origins, some come from the ground, others are common water contaminants and others derive from human activities (faecal bacteria). Up to now, PCR-DGGE revealed the ecological changes, in terms of microbial populations present in the samples, and different sampling sites within the same cave.
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Dottorato di ricerca in Scienze e tecnologie per la gestione forestale e ambientale ; Nell'economia agricola della regione Campania la produzione del latte di bufala ricopre un ruolo centrale per fatturato, con oltre 260.000 capi allevati. Le superfici vocate all'allevamento sono limitate ad alcune aree di pianura della provincia di Caserta e Salerno e conseguentemente il carico di bestiame per unità di superficie è molto alto. Esiste, quindi, un problema di gestione dei reflui zootecnici, come in tutte le regioni d'Europa in cui si pratica l'allevamento intensivo. Da recenti ricerche è emersa una sostanziale discrepanza tra l'inquinamento rilevato ascrivibile a fonti non puntiformi (NPS) e l'effettivo carico di bestiame. L'inquinamento da nitrati, in particolare, è risultato in Campania relativamente contenuto, pur in presenza di elevati carichi. Partendo da questi risultati, è stato determinato l'effettivo contenuto medio di nutrienti (azoto e fosforo) nel refluo della bufala, quantificandone l'effettivo valore agronomico e quindi l'effettiva propensione degli agricoltori ad utilizzarlo. La tesi approfondisce le possibilità di gestione dei reflui zootecnici bufalini, coerentemente con la normativa, con le esigenze agronomiche, valutando anche le possibili tecniche di trattamento. Difatti la normativa e le tecniche di gestione vengono approfonditamente discusse, anche con riferimento ad un'azienda reale del salernitano. A supporto delle attività degli allevatori, viene presentato inoltre un software di gestione appositamente elaborato in Visual Basic, utile alla compilazione del modello di comunicazione per l'utilizzazione agronomica degli effluenti zootecnici, obbligatorio in regione Campania. A seguito di questo approfondimento, si comprende che il costo di gestione agronomica, tra 1,4 - 2,3 €/m ³ di refluo da gestire (a seconda della tecnica di spandimento utilizzata) a fronte di un contenuto di azoto invero molto basso, dell'ordine dei 2 kg/m³ e per di più con una resa al campo molto bassa. Con questa sproporzione tra il costo di gestione e l'effettivo scarso valore agronomico, si giustifica, almeno dal punto di vista economico, lo scarso impegno degli allevatori nella corretta gestione. Con queste premesse, il contributo della tesi è mirato a valutare le strategie gestionali per migliorare le possibilità di impiego agronomico. La tesi principale è che ottimizzando l'impiego del raschiatore nel paddock ossia limitandolo ad alcuni periodi dell'anno, sia possibile aumentare l'evaporazione e ridurre sensibilmente quindi i volumi da gestire. A questo scopo sono stati adattati i due modelli empirici di evapotraspirazione di Tombesi Lauciani e Hargreaves, rispettivamente, e ne sono state confrontate le diverse performance in termini di rispondenza fra dati previsti e stimati. I dati utilizzati per la stima dell'evaporazione dei reflui in situ, sono stati ricavati da misure del peso del refluo stesso, su una pesa sperimentale in grado di risolvere variazioni di peso di pochi etti su una superficie di 2 m². La pesa è stata realizzata in acciaio inox, e dotata di 4 celle di carico, provviste di un dispositivo di finecorsa per prevenire danni dovuti a sovraccarichi accidentali. È stata, quindi, posta in opera nel paddock di un'azienda, a filo con il piano di calpestio. Contestualmente sono stati installati gli strumenti per la misura dei parametri agrometeorologici. I dati sono stati raccolti da un data logger Campbell. I due modelli sono stati calibrati e confrontati sulla base dei dati raccolti nel periodo dal 23 Giugno al 24 Settembre 2011. Il modello più efficiente, in termini di rispondenza fra i dati stimati e quelli misurati è stato poi implementato su un periodo di 5 anni (dal 2006 al 2011), consentendo un calcolo su base annua dell'evaporazione. I risultati hanno mostrato che il modello basato sulla formula di Tombesi Lauciani è più accurato. Col modello è stata dedotto che con una strategia di gestione appropriata è possibile ridurre il volume di reflui da gestire del 30 %, riducendo i periodi di azionamento del raschiatore. La strategia di gestione ottimale prevede di ridurre, per quanto possibile, l'uso del raschiatore tra il 100° e il 250° Giorno Giuliano Apparentemente con questo tipo di gestione aumenterebbero le perdite per volatilizzazione dell'azoto ammoniacale. Per altro, in base allo studio effettuato, in Campania con l'attuale pratica di gestione dei reflui (carro botte e piatto deviatore), che per necessità viene utilizzato anche nelle ore centrali della giornate, si hanno egualmente elevate perdite di azoto ammoniacale. Con questo lavoro di tesi si introduce una nuova visione per la gestione degli effluenti zootecnici nel clima mediterraneo, dove ci sono più problemi legati alle emissioni di gas serra rispetto alle piogge acide. ; Buffalo husbandry plays an important role in Campania region's economy with over than 260,000 buffalo heads reared, the industry contributes an annual turnover of 500 million Euros. Agricultural lands suitable for livestock production, in Campania region, are limited to both Caserta and Salerno provinces' plains. Consequently the number of head per hectare is very high. Therefore there is a big challenge in terms of manure management, as in all the European country where there are intensive livestock farms. Recent studies have shown a discrepancy between the NPS pollution in the monitoring wells and the actual number of buffalo in Caserta province. Results showed presence of nitrate pollution in shallow groundwater, but the values were not comparable to the nitrate concentrations characteristic of other strongly agricultural systems in Europe. Starting from these results, new studies have characterized the composition of buffalo manure quantifying the actual nitrogen and phosphorous content, its agronomic value and consequently the real propensity of farmers to use it. Basing on this background, the present work concerns about buffalo manure management in Campania region (South Italy), analyzing the possibility to manage the farms according to the regulations, the agronomic requirements, evaluating also the possible treatment techniques. Legislation and management techniques are discussed in detail, with reference to specific farm near Salerno. Moreover a management software, developed with Visual Basic®, is introduced. The software provides all the calculations required in the "communication form for the manure utilization", which is the regional instrument for manure management monitoring. The first part of the thesis show that the cost for spreading activities are expensive (1,4 - 2,3 €/m ³ of manure) compared to the actual nitrogen content that is about 2 kg/m³. This difference between the cost for manure application to the land and the low agronomic value, is the reason why the many farmers don't apply manure management in a correct way. Therefore the research is aimed at evaluating management strategies to improve the possibilities for agronomic use. The main thesis is that optimizing the use of the scraper in the farmyard, limiting it to certain times of the year, it is possible to increase natural manure evaporation and therefore significantly reduce the volumes to be handled. With this aim, this study compares the output of two empirical models for buffalo (Bubalus bubalis) manure evaporation, with measured data, in order to evaluate models performance. The two models were developed by adapting the potential evapotranspiration of Tombesi-Lauciani and Hargreaves. The data used for assessing the real manure evaporation in situ, were derived from the manure weights recorded by an experimental platform, equipped with load cells, installed within the farmyard. The experiments were carried out in Serre (SA), in the South of Italy in the period from 23 of June to 24 of September. The more efficient model, in terms of closeness between estimates and measures, was implemented over a period of 5 years, allowing annualized calculation of evaporation. On this basis, an optimal management strategy was established, which corresponds to maximizing the manure evaporation, minimizing the use of the scraper from the 100th day of the year (DOY) to the 250th DOY. This leads to a potential reduction in weight of the manure by 650 kg/m2 of farmyard/year, which corresponds to management cost reduction of about 30%. It is necessary to underline that this management strategy could increase the ammonia losses for volatilization. On the other hand, it has to be considered that in the study area, the spreading activities are concentrated in the central hours of the days, with high temperature. With this thesis it is introduced a new vision for the manure management in the Mediterranean climate, where there are more problems related to greenhouse gas emissions than to acid rain.
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SENTIERI Project (Mortality study of residents in Italian polluted sites) studies mortality of residents in the sites of national interest for environmental remediation (Italian polluted sites, IPS). IPSs are located in the vicinity of industrial areas, either active or dismissed, near incinerators or dumping sites of industrial or hazardous waste. SENTIERI includes 44 out of 57 sites comprised in the "National environmental remediation programme". For each IPS contamination data were collected, both from the national and local environmental remediation programmes. Contamination data are mainly for private industrial areas; municipal and/or green and agricultural areas were poorly studied, therefore it is difficult to assess the environmental exposure of populations living inside and/or near IPSs. Each one of 44 SENTIERI IPSs includes one or more municipalities. Mortality in the period 1995-2002 was studied for 63 single or grouped causes at municipality level computing: crude rate, standardized rate, standardized mortality ratios (SMR), and SMR adjusted for an ad hoc deprivation index. Regional populations were used as reference for SMR calculation. The deprivation index was constructed using 2001 national census variables on the following socioeconomic domains: education, unemployment, dwelling ownership and overcrowding. A characterizing element of SENTIERI Project is the a priori evaluation of the epidemiological evidence of the causal association between cause of death and exposure. Exposures for which epidemiological evidence was assessed are divided into IPSs environmental exposures and other exposures. The former are defined on the basis of the decrees defining sites' boundaries; they are coded as chemicals, petrochemicals and refineries, steel plants, power plants, mines and/or quarries, harbour areas, asbestos or other mineral fibres, landfills and incinerators. The other exposures, considered for their ascertained adverse health effects are: air pollution, active and passive smoking, alcohol intake, occupational exposure and socioeconomic status. The epidemiologists in SENTIERI Working Group (WG) developed a procedure to examine the epidemiological literature published from 1998 to 2009; the WG identified a hierarchy in the literature examined to classify each combination of cause of death and exposure in terms of strength of causal inference. The selected epidemiological information included primary sources (handbooks and Monographs and Reports of international and national scientific institutions), statistical re-analyses, literature reviews, multi-centric studies and single investigations. This hierarchy relies on the epidemiological community consensus, on assessments based on the application of standardized criteria, weighting the studies design and the occurrence of biased results. Therefore, to put forward the assessment, the criteria firstly favoured primary sources and quantitative meta-analyses and, secondly, consistency among sources. The epidemiological evidence of the causal association was classified into one of these three categories: Sufficient (S), Limited (L), and Inadequate (I). The procedures and results of the evidence evaluation have been presented in a 2010 Supplement of Epidemiologia & Prevenzione devoted to SENTIERI. SENTIERI studied IPS-specific mortality and the overall mortality profile in all the IPSs combined. Some IPS-specific results are noteworthy and are herementioned. The presence of asbestos (or asbestiform fibres in Biancavilla) was the motivation for including six IPSs (Balangero, Emarese, Casale Monferrato, Broni, Bari-Fibronit, Biancavilla) in the "National environmental remediation programme". In these sites (with the only exception of Emarese) increases in malignant pleural neoplasm mortality were observed, in four of them the excess was in both genders. In six other sites (Pitelli, Massa Carrara, Aree del litorale vesuviano, Tito, Area industriale della Val Basento, Priolo), in which additional sources of environmental pollution were reported, mortality from malignant pleural neoplasm was increased in both genders in Pitelli, Massa Carrara, Priolo and Litorale vesuviano. In the twelve sites where asbestos was mentioned in the decree, a total of 416 extra cases of malignant pleural neoplasms were computed. Asbestos and pleural neoplasm represent an unique case. Unlike mesothelioma, most causes of death analyzed in SENTIERI have multifactorial etiology, furthermore in most IPSs multiple sources of different pollutants are present, sometimes concurrently with air pollution from urban areas: in these cases, drawing conclusions on the association between environmental exposures and specific health outcomes might be complicated. Notwithstanding these difficulties, in a number of cases an etiological role could be attributed to some environmental exposures. The attribution could be possible on the basis of increases observed in both genders and in different age classes, and the exclusion of a major role of occupational exposures was thus allowed. For example, a role of emissions fromrefineries and petrochemical plants was hypothesized for the observed increases in mortality from lung cancer and respiratory diseases in Gela and Porto Torres; a role of emissions frommetal industries was suggested to explain increased mortality from respiratory diseases in Taranto and in Sulcis-Iglesiente-Guspinese. An etiological role of air pollution in the raise in congenital anomalies and perinatal disorders was suggested in Falconara Marittima, Massa-Carrara,Milazzo and Porto Torres. A causal role of heavy metals, PAH's and halogenated compounds was suspected for mortality from renal failure in Massa Carrara, Piombino, Orbetello, Basso Bacino del fiume Chienti and Sulcis-Iglesiente- Guspinese. In Trento-Nord, Grado and Marano, and Basso bacino del fiume Chienti increases in neurological diseases, for which an etiological role of lead, mercury and organohalogenated solvents is possible, were reported. The increase for non- Hodgkin lymphomas in Brescia was associated with the widespread PCB pollution. SENTIERI Project assessed also the overall mortality profile in all the IPSs combined. The mortality for causes of death with a priori Sufficient or Limited evidence of causal association with the environmental exposure showed 3 508 excess deaths for all causes, corresponding to 439 per year; the number of excess deaths was 1 321 for respiratory diseases, 898 for lung cancer and 588 for pleural neoplasms. When considering excess mortality with no restriction to causes of death with a priori Sufficient or Limited evidence of causal association with the environmental exposure, the number of excess deaths for all causes was 9 969 (SMR 102.5, about 1 200 excess deaths per year; the excess was 4 309 for all neoplasms (SMR 103.8, about 538 excess deaths per year), 1 887 for circulatory systemdiseases, and 600 for respiratory systemdiseases. Most of these excesses were observed in IPSs located in Southern and Central Italy. The distribution of the causes of deaths showed that the excesses are not evenly distributed: cancer mortality accounts for 30% of all deaths, but it is 43.2% of the excess deaths (4 309 cases out of 9 969). Conversely, the percentage of excesses in noncancer causes is 19%, while their share of total mortality is 42%. SENTIERI is affected by some limitations, such as the ecological study design and a time window of observation possibly inappropriate to account for induction-latency time; the analyzed outcome (mortality instead than incidence) might be unsuitable as well. Despite its limitations, SENTIERI documented increased mortality for single IPSs and an overall burden of disease in residents in Italian polluted sites. These excesses could be attributed to multiple risk factors, that include also the environmental exposures. The study results will be shared with the Ministries of Health and Environment, Regional governments, Regional environmental protection agencies, Local health authorities and municipalities. A collaborative approach between institutions in charge of environmental protection and health promotion will foster, among else, a scientifically sound and transparent communication process with concerned populations. ; Il Progetto SENTIERI (Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e degli Insediamenti Esposti a Rischio da Inquinamento) riguarda l'analisi della mortalit? delle popolazioni residenti in prossimit? di una serie di grandi centri industriali attivi o dismessi, o di aree oggetto di smaltimento di rifiuti industriali e/o pericolosi, che presentano un quadro di contaminazione ambientale e di rischio sanitario tale da avere determinato il riconoscimento di "siti di interesse nazionale per le bonifiche" (SIN). Lo studio ha preso in considerazione 44 dei 57 siti oggi compresi nel "Programma nazionale di bonifica", che coincidono con i maggiori agglomerati industriali nazionali; per ciascuno di essi si ? proceduto a una raccolta di dati di caratterizzazione, e successivamente a una loro sintesi. La maggior parte dei dati raccolti proviene dai progetti di bonifica ipotizzati per i diversi siti, da cui si evince che oggetto di caratterizzazione e di valutazione del rischio sono state prevalentemente le aree private industriali, quelle, cio?, ritenute causa delle diverse tipologie di inquinamento (definite in SENTIERI esposizioni ambientali). Le aree pubbliche cittadine e/o a verde pubblico e le aree agricole comprese all'interno dei SIN sono state poco investigate. I SIN studiati sono costituiti da uno o pi? Comuni. La mortalit? ? stata studiata per ogni sito, nel periodo 1995-2002, attraverso i seguenti indicatori: tasso grezzo, tasso standardizzato, rapporto standardizzato di mortalit? (SMR) e SMR corretto per un indice di deprivazione socioeconomica messo a punto ad hoc. Nella standardizzazione indiretta sono state utilizzate come riferimento le popolazioni regionali. L'indice di deprivazione ? stato calcolato sulla base di variabili censuarie appartenenti ai seguenti domini: istruzione, disoccupazione, propriet? dell'abitazione, densit? abitativa. Gli indicatori di mortalit? sono stati calcolati per 63 cause singole o gruppi di cause. La presenza di amianto (o di fibre asbestiformi a Biancavilla) ? stata la motivazione esclusiva per il riconoscimento di sei SIN (Balangero, Emarese, Casale Monferrato, Broni, Bari-Fibronit e Biancavilla). In tutti i siti (con l'esclusione di Emarese) si sono osservati incrementi della mortalit? per tumore maligno della pleura e in quattro siti i dati sono coerenti in entrambi i generi. In sei siti con presenza di altre sorgenti di inquinamento oltre all'amianto, la mortalit? per tumore maligno della pleura ? in eccesso in entrambi i generi a Pitelli, Massa Carrara, Priolo e nell'Area del litorale vesuviano. Nel periodo 1995-2002 nell'insieme dei dodici siti contaminati da amianto sono stati osservati un totale di 416 casi di tumore maligno della pleura in eccesso rispetto alle attese. Quando gli incrementi di mortalit? riguardano patologie con eziologia multifattoriale, e si ? in presenza di siti industriali con molteplici ed eterogenee sorgenti emissive, talvolta anche adiacenti ad aree urbane a forte antropizzazione, rapportare il profilo di mortalit? a fattori di rischio ambientali pu? risultare complesso. Tuttavia, in alcuni casi ? stato possibile attribuire un ruolo eziologico all'esposizione ambientale associata alle emissioni di impianti specifici (raffinerie, poli petrolchimici e industrie metallurgiche). Tale attribuzione viene rafforzata dalla presenza di eccessi di rischio in entrambi i generi, e in diverse classi di et?, elementi che consentono di escludere ragionevolmente un ruolo prevalente delle esposizioni professionali. Per esempio, per gli incrementi di mortalit? per tumore polmonare e malattie respiratorie non tumorali, a Gela e Porto Torres ? stato suggerito un ruolo delle emissioni di raffinerie e poli petrolchimici, a Taranto e nel Sulcis-Iglesiente-Guspinese un ruolo delle emissioni degli stabilimenti metallurgici. Negli eccessi di mortalit? per malformazioni congenite e condizioni morbose perinatali ? stato valutato possibile un ruolo eziologico dell'inquinamento ambientale a Massa Carrara, Falconara, Milazzo e Porto Torres. Per le patologie del sistema urinario, in particolare per le insufficienze renali, un ruolo causale di metalli pesanti, IPA e composti alogenati ? stato ipotizzato a Massa Carrara, Piombino, Orbetello, nel Basso bacino del fiume Chienti e nel Sulcis-Iglesiente-Guspinese. Incrementi di malattie neurologiche per i quali ? stato sospettato un ruolo eziologico di piombo, mercurio e solventi organo alogenati sono stati osservati rispettivamente a Trento Nord, Grado e Marano e nel Basso bacino del fiume Chienti. L'incremento dei linfomi non-Hodgkin a Brescia ? stato messo in relazione con la contaminazione diffusa da PCB. Ulteriori elementi di interesse sono stati forniti dalle stime globali della mortalit? nell'insieme dei siti oggetto del Progetto SENTIERI. In particolare, ? emerso che la mortalit? in tutti i SIN, per le cause di morte con evidenza a priori Sufficiente o Limitata per le esposizioni ambientali presenti supera l'atteso, con un SMR di 115.8 per gli uomini (IC 904.4-117.2, 2 439 decessi in eccesso) e 114.4 per le donne (IC 902.4-116.5; 1 069 decessi in eccesso). Tale sovramortalit? si riscontra anche estendendo l'analisi a tutte le cause di morte, cio? non solo per quelle con evidenza a priori Sufficiente o Limitata: il totale dei decessi, per uomini e donne, ? di 403 692, in eccesso rispetto all'atteso di 9 969 casi (SMR 102.5%; IC 902.3-102.8), con una media di oltre 1 200 casi annui. Si ritiene opportuno ricordare che il Progetto SENTIERI, per obiettivi, disegno e metodi, rappresenta uno strumento descrittivo che verifica, in prima istanza, se e quanto il profilo di mortalit? delle popolazioni che vivono nei territori inclusi in aree di interesse nazionale per le bonifiche si discosti da quello cause delle popolazioni di riferimento. Ai fini dell'interpretazione dei risultati, si ricorda che la presenza di eccessi di mortalit? pu? indicare un ruolo di esposizioni ambientali con un grado di persuasivit? scientifica che dipende dai diversi specifici contesti; invece, un quadro di mortalit? che non si discosti da quello di riferimento potrebbe riflettere l'assenza di esposizioni rilevanti, ma anche l'inadeguatezza dell'indicatore sanitario utilizzato (mortalit? invece di incidenza) rispetto al tipo di esposizioni presenti, o della finestra temporale nella quale si analizza la mortalit? rispetto a quella rilevante da un punto di vista dell'esposizione. La condivisione dei risultati con i ministeri della salute e dell'ambiente, le Regioni, le ASL, le ARPA e i Comuni interessati consentir? l'attivazione di sinergie fra le strutture pubbliche con competenze in materia di protezione dell'ambiente e di tutela della salute, e su questa base l'avvio di un processo di comunicazione con la popolazione scientificamente fondato e trasparente. Parole chiave: siti di interesse nazionale per le bonifiche (SIN), mortalit? geografica, impatto sanitario ambientale, Italia
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Dottorato di ricerca in Ecologia e gestione delle risorse biologiche ; Nell'ultimo decennio è cresciuto notevolmente il livello di interesse, da parte del mondo scientifico e delle istituzioni coinvolte nelle scelte politiche e gestionali, riguardo alle tematiche legate alla conservazione ed alla riqualificazione degli ecosistemi acquatici. Ciò ha portato allo sviluppo di un sistema normativo che regola il settore delle acque in Europa e in Italia sempre più orientato verso uno sviluppo sostenibile e una gestione integrata delle risorse idriche. Per quanto riguarda l'Europa, l'ultimo traguardo di questa evoluzione è rappresentato dalla Direttiva 2000/60/CE (WFD), che costituisce una legge quadro di riferimento sulle norme che regolano il settore delle acque, il cui fine ultimo è migliorare lo stato degli ecosistemi acquatici e prevenirne l'ulteriore deterioramento. In Italia le disposizioni della WFD sono state recepite con l'emanazione del D.Lgs. 152/06, ma sono ancora molte le lacune che, soprattutto per quanto riguarda gli aspetti tecnici e metodologici, devono essere colmate per un recepimento definitivo. La ricerca svolta si inserisce in questo contesto in quanto ha riguardato l'analisi della comunità macrobentonica e la caratterizzazione idromorfologica, geologica e chimico-fisica dei fiumi vulcanici della Provincia di Viterbo. Questi corpi idrici costituiscono un tipo fluviale (piccoli fiumi Vulcanici, IdroEcoRegione = HER14) del tutto peculiare sia a livello nazionale (Centro Italia) sia a livello europeo. I risultati emersi hanno messo in luce una comunità macrobentonica poco diversificata e peculiarmente omogenea determinata principalmente da caratteristiche naturali quali ad esempio la poca diversificazione in termini di mesohabitat (alternanza Pool-Riffle) e in termini di microhabitat. Queste caratteristiche biologiche ed ambientali sono accentuate dalle pressioni di tipo antropico legate ad un uso del territorio prevalentemente agricolo. La ricerca, inoltre, inserendosi nel contesto normativo che regola il settore delle acque, si presenta come un primo caso di implementazione a livello nazionale della direttiva europea 2000/60/CE. Essa infatti fornisce indicazioni di tipo metodologico e applicativo su tutti gli aspetti che regolano il monitoraggio delle acque superficiali, con particolare riferimento alla valutazione dello stato ecologico, ottenuta mediante analisi della comunità macrobentonica. Fine ultimo della ricerca è stato la messa a punto di un sistema di classificazione dello stato ecologico per la tipologia dei piccoli fiumi vulcanici mediante applicazione e messa a punto di un indice multimetrico (ICMi Intercalibration Common Metrics Index), individuato durante il processo di intercalibrazione tra i diversi paesi membri della CE . I risultati hanno mostrato come l'ICM garantisca una classificazione dei corsi d'acqua coerente sia con le pressioni di origine antropica che con le richieste dalla direttiva, rappresentando un significativo passo in avanti nelle analisi di monitoraggio rispetto ai precedenti metodi utilizzati in Italia. ; The studies and analysis carried out by research institute, agencies and governmental authorities during last decade have been deeply focussed on conservation and restoration of aquatic ecosystem. Moreover, regional and local recommendation, directives and laws have been set to protect water resources, improving the management of aquatic ecosystem. At EU level, the reference directive is represented by the Water Framework Directive (WFD) 2000/60/EC, which provides guidelines for establishing a framework for Community action in the field of water policy. At Italian level, implementation of WFD 2000/60/EC has been carried out by means of D.Lgs 152/06, even if lot of WFD technical issues has not yet been developed. In such context, the study concerns the Tuscia's macroinvertebrates communities and hydro-morphological, geological and chemical physic characterization of siliceous (volcanic) streams and the definition of a peculiar ecotype of keen interest both in EU and Italian region. Our findings indicate a typical macroinvertebrates community with low biodiversity due to hydro morphological characters such as low microhabitat diversity and uniform riffle pool sequence; such biological and environmental features are increased by a large agricultural diffuse pollution. The peculiarity of the study is that it is one of the first cases of implementation of WFD in Italy. It represents a local guideline for methodological and operative actions about the monitoring of freshwater, particularly on evaluation of ecological status through the analysis of macroinvertebrates community. This methodological approach leads to the setting up of an existing classification system of ecological status in accordance to Water Framework Directive (WFD) 2000/60/EC based on the application of Multi Metric Index (ICMi – Intercalibration Common Metrics Index) defined during the EU Member States' intercalibration process. The results of the study enhance that the ICM permits a WFD compliant classification of ecological status and its implementation represents a significant improvement with respect to traditional analysis methods.
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